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Siamo sul pianeta Terra per puro caso? Oppure c’è uno scopo…?

 

L'Importanza Di Avere Uno Scopo Di Crescita Personale Nella Propria Vita
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Quante volte ci siamo chiesti che senso ha la nostra vita su questo mondo, perché siamo qui e dove andremo. Ad oggi, purtroppo, una risposta soddisfacente non ci è arrivata. Già tre mila anni fa sul frontone del tempio greco dell’oracolo di Delfi si leggeva: “Uomo, conosci te stesso, e conoscerai l’universo e gli Dei “. Ma da allora ad oggi nessuno ci ha saputo dare una risposta realmente esauriente. 

Ancora prima dell’oracolo di Delfi ci siamo sempre chiesti da dove veniamo e dove andiamo, ma pochi si sono domandati come siamo arrivati ad essere quello che siamo, ossia uomini. Quale è stato il percorso 12 che da semplici molecole organiche ha portato lo sviluppo della vita sino a giungere a noi? Perché siamo quello che siamo e non un’altra cosa? Siamo figli del caos, oppure facciamo parte di un misterioso disegno cosmico? Al momento esiste solo una disciplina religiosa, il Buddismo, che con onestà intellettuale ci informa che non è dato alla mente umana capire i disegni divini alla base della vita nell’universo, noi umani ci dobbiamo limitare a raggiungere un equilibrio interno utile a noi e a tutto ciò che ci circonda, e non domandarci altro. 

Forse non potremo mai capire il senso della nostra presenza su questo pianeta, ma almeno possiamo tentare di comprendere come siamo giunti fin qui. Dal Big Bang all’attuale essere umano, sembrerebbe quasi che una “mano invisibile” ci abbia guidati, aiutati a superare momenti difficili fino a farci raggiungere l’attuale evoluzione. Forse questa può apparire come un’affermazione forte, ma prima di giudicarla facciamo un viaggio nel tempo per cercare di capire se la nostra presenza sulla Terra sia stata “programmata” oppure sia semplicemente frutto del caso. 

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L’evoluzionismo ci ha dato una risposta facendoci immaginare che da una scimmia (primate), attraverso un complesso iter durato qualche milione di anni, si è giunti ad un essere intelligente ed evoluto qual è l’uomo. Ma com’è stato possibile tutto questo, perché l’uomo e non un altro essere? Per provare a rispondere dobbiamo andare molto lontano nel tempo, addirittura alla nascita del nostro sistema solare. 

Qualcuno potrebbe chiedersi perché iniziare da così lontano per capire la comparsa dell’uomo, non basterebbe riprendere l’evoluzionismo di Darwin? In realtà sarebbe troppo limitante affidarci solo alla teoria di Darwin, la questione è molto più complessa ed articolata. Pertanto, con una, pur rapida carrellata a ritroso nel tempo cominceremo ad intravedere quel qualcosa di “misterioso e sorprendente” che probabilmente ha consentito al nostro sistema solare di “crearci e ospitarci”. Allora iniziamo il “viaggio immaginario nel tempo” dove indicheremo tutte le condizioni, o meglio le tappe (step), che ci hanno consentito di arrivare ad oggi. Tra i 5 e i 4,5 miliardi di anni fa nel giovane sistema solare vigeva la più grande confusione, pianeti grandi e piccoli ancora in parte gassosi e roventi finivano spesso per collidere, esplodendo in miliardi di frammenti o unendosi per diventare corpi più grandi. 

La nostra Terra non fu immune da questa situazione, subì anch’essa uno scontro con un altro pianeta più piccolo, ma invece di dissolversi in mille pezzi si fuse con esso si da trasformarsi in un pianeta dalle dimensioni quasi attuali (step 1). Gli astronomi ritengono che il nostro pianeta avesse un’orbita irregolare intorno al Sole che lo poneva lontano dalla cosiddetta fascia abitabile. Nel frattempo due grandi pianeti gassosi, Giove e Saturno, giravano troppo vicini al Sole al punto tale che per sfuggire alla sua attrazione dovettero modificare profondamente le loro orbite (effetto fionda ), così da riuscire ad allontanarsi dal Sole e finire nelle orbite che oggi conosciamo. Tutto questo generò un vero e proprio sconquasso nel Sistema Solare, tutti i pianeti rocciosi ( Mercurio, Venere, Terra e Marte ) subirono profonde modifiche nelle loro orbite. La giovane Terra finì così per entrare nella fascia abitabile dove è rimasta fino ai giorni nostri (step 2). Il nostro pianeta però effettuava una rotazione intorno al proprio asse in appena 4/5 ore generando venti ardenti che viaggiavano oltre i 400 Kmh. 

Non solo, ma la Terra girava intorno al Sole come una “trottola instabile”, un po’ come accade a Marte. A quel punto, guarda caso, apparve la Luna (c’è chi asserisce che nacque dopo un violento scontro tra la Terra e un altro pianeta e c’è chi afferma che fu invece catturata dall’attrazione terrestre in quanto era un piccolo pianeta errante). Sta di fatto che la Luna stabilizzò l’asse terrestre inclinandolo di 23° e riducendo nel tempo la velocità di rotazione terrestre, portandola dalle 5 alle 24 ore odierne. Insomma la Terra circa 3 miliardi e mezzo di anni fa si era stabilizzata e grazie all’inclinazione del suo asse e alla velocità ridotta della sua rivoluzione poté candidarsi a sostenere la vita (step 3). Tuttavia il nostro pianeta veniva quotidianamente bombardato da comete e asteroidi, molti dei quali, ci dicono gli scienziati, portarono l’acqua degli oceani. 

Questo continuo bombardamento però non avrebbe potuto garantire la vita sul pianeta. Giove, che nel frattempo si era stabilizzato nell’attuale 13 orbita, iniziò, grazie alla sua grande forza d’attrazione, a deviare o ad accogliere a sé comete e asteroidi altrimenti destinati a colpire i pianeti interni, Terra inclusa. Per il nostro pianeta iniziò così un periodo di tregua da impatti siderali (step 4). La vita sul nostro pianeta poté così iniziare a manifestarsi, cominciando da semplici molecole organiche e poi man mano nei milioni di anni a trasformarsi in esseri più complessi (La vita sulla Terra fu trasportata dalle comete e dagli asteroidi secondo la teoria della Panspermia cosmica). 

Dalla comparsa dei primi organismi viventi c’è stato un continuo avvicendamento di nuove forme di vita, sempre più specializzate e adattate alla biosfera terrestre. Si suppone che siano stati 5 gli eventi catastrofici che hanno portato all’estinzione contemporanea di un gran numero di forme viventi. Eventi causati da impatti con grandi asteroidi, come avvenne alla fine del Cretaceo, circa 65 milioni di anni fa, oppure da improvvisi raggi gamma prodotti dall’esplosione di una supernova o per fenomeni climatici estremi causati da gigantesche eruzioni vulcaniche. Sta di fatto che le forme di vita che sono riuscite a superare questi eventi catastrofici ne sono uscite ancora più forti e specializzate. 

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Tanto per sfatare un luogo comune, il più grande evento catastrofico del passato non fu l’impatto di un gigantesco meteorite, avvenuto nell’attuale Golfo del Messico 65 milioni di anni fa, che causò l’estinzione dei dinosauri e in genere il 60% della vita sul pianeta (fine Cretaceo), ma quello accaduto alla fine del Permiano (250 milioni di anni fa), dove si estinse il 95% degli animali terrestri e marini e dove ci vollero circa 100 milioni di anni perché la vita potesse riaffermarsi sul pianeta. 

Cento milioni di anni fa i dinosauri dominavano incontrastati la vita sul nostro mondo, riuscendo a bloccare lo sviluppo di esseri diversi, come i mammiferi. All’epoca dei dinosauri i nostri antenati mammiferi erano rappresentati da piccoli animaletti, una specie di topolini, che riuscivano a difendersi dai grandi predatori, nascondendosi sottoterra. Se non ci fosse stato 65 milioni di anni fa l’impatto con un grosso meteorite, oggi noi non esisteremmo, al nostro posto, forse, ci sarebbero animali più evoluti degli antichi dinosauri, ma sempre sauri e non mammiferi. L’ultima grande estinzione (step 5), guarda caso, consentì a noi mammiferi di affermarci, svilupparci e dominare alla fine il pianeta. Fu quindi un evento provvidenziale per noi mammiferi e devastante per i sauri che sopravvissero solo come tartarughe, coccodrilli, serpenti e uccelli. Arriviamo così a 10/8 milioni di anni fa, quando i nostri presunti antenati, leggermente più intelligenti degli altri mammiferi, vivevano sugli alberi delle rigogliose foreste dell’Africa orientale. 

Questi nostri antenati, gli australopitechi, erano una via di mezzo tra scimmie e proscimmie, alti appena 1 metro e 20 cm, completamente inadatti a difendersi dai grandi predatori che vivevano e cacciavano sotto i grandi alberi e quindi costretti a vivere perennemente sulle fronde delle piante. Ma qui, ancora una volta, accadde qualcosa che diede il via a quello che scientificamente oggi chiamiamo il processo di “Ominazione”. 

Un’improvvisa spinta evolutiva che da quell’esserino ha portato, infine, all’uomo. Il tutto “grazie” ad un grande disastro climatico, causato da un evento geologico gigantesco ( da cui è nata l’odierna Rift Valley ), che in meno di un milione di anni causò l’inaridimento delle grandi foreste africane nel settore orientale (Il Corno d’Africa). Al posto degli alberi inariditi spuntò tra gli 8 e i 6 milioni di anni fa la savana. I piccoli australopitechi furono costretti a scendere in un terreno ricco di insidie. A quel punto non ci sarebbe stata più storia, quell’esserino sarebbe in breve tempo scomparso perché predato da grandi e feroci animali. Ma qui accadde un “miracolo”, gli stessi scienziati lo definiscono tale: questi nostri lontani antenati invece di scomparire, sopravvissero grazie al dono di un’intelligenza superiore agli altri mammiferi, il loro cervello in breve tempo aumentò, dagli appena 400 centimetri cubici arrivò in breve a 500 centimetri cubici ed oltre. 

Si crede sia stata la tiroxina prodotta dalla tiroide a far crescere rapidamente il numero dei neuroni nei loro cervelli. Quindi non la forza o l’istinto, ma una nuova capacità intellettiva portò questi esseri a superare le infinite insidie della savana evolvendosi a Homo habilis, a Homo erectus, fino all’attuale Homo sapiens. (step 6) 14 Nella travagliata storia dell’uomo ci sono state altre situazioni in cui potevamo estinguerci come specie, l’ultima circa 70 mila anni fa, quando a causa di devastanti eruzioni vulcaniche si produsse uno che noi oggi definiremmo “inverno nucleare”. Freddo anche in estate, vegetazione dimezzata e moria di animali. I nostri antenati si ridussero su tutto il pianeta a poche migliaia di unità. Se quella situazione fosse continuata ancora per un paio di anni, ora non staremmo qui a parlarne. Invece anche questa volta “una mano invisibile” salvò i nostri antenati. Il clima sul pianeta si ristabilì e la vegetazione tornò ad essere rigogliosa (step 7). Fin qui abbiamo numerato 7 momenti della storia del nostro pianeta e dell’uomo che ci hanno consentito di arrivare ai giorni nostri. 

Una specie di percorso ad ostacoli delineato in un modo da consentire ai mammiferi, e in particolare agli uomini, di diventare i “padroni” del pianeta. Ora per rispondere alle domande che ci siamo posti all’inizio di questo nostro “viaggio nel tempo”, possiamo iniziare a pensare che forse abbiamo un preciso scopo nel contesto dell’universo che ancora non conosciamo? Forse, qualche filosofo l’ha ipotizzato, non siamo altro che strumenti inconsapevoli di un disegno evolutivo che porterà, non noi, ma l’universo stesso a diventare qualcosa di diverso da quello che è oggi? Siamo quindi gli strumenti di questa ipotetica trasformazione o evoluzione cosmica? Ovviamente questa è un’ipotesi, ma stranamente supportata da una serie di fatti che abbiamo appena illustrato dalla nascita del sistema solare ad oggi. 

Forse stiamo percorrendo un cammino per tappe che prepara un qualcosa di estremamente importante, ma che le nostre menti non riescono ancora a percepire. C’è allora il sospetto che in noi umani esista la scintilla dell’evoluzione cosmica, ma che non ne siamo consapevoli. Un qualcosa di grande che sta dentro di noi, di cui solo le religioni e le discipline religiose orientali hanno percepito, ma che noi uomini occidentali invece neppure immaginiamo. 

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L’uomo di oggi preferisce non pensarci, preferisce essere catturato da valori più immediati e materiali che lo imprigionano sempre di più in un mondo mercificato ed egoistico. Ma se dovessimo uscire da questa “prigione” e, come diceva H.  Fromm, a preferire la via “dell’Essere” e non “dell’’Avere”, forse potremmo cominciare a comprendere chi siamo e che ci facciamo su questo pianeta. A quel punto, forse, potremmo giungere anche alla soglia della vera conoscenza e dell’amore universale e, finalmente, definirci Cittadini dell’Universo e non piccole e litigiose creature che vivono e sopravvivono su un pianeta blu cercando anche di distruggerlo. 

 
Filippo Mariani – Accademia Kronos
 
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