
INTERVISTA CON Patty L'Abbate
(Senatrice della Repubblica Italiana; Dottore di ricerca, Economista Ecologica)
“E’ ARRIVATO IL MOMENTO DI PASSARE A UN MODELLO ECONOMICO CIRCOLARE E SISTEMICO”
Oggi più che mai sembra che ci sia un consenso generale sul fatto che la nostra società sia non sostenibile. C’è lo dice il Cambiamento Climatico e ce lo dicono i dati e gli evidenti segnali di instabilità sociale a livello globale e locale. Gli economisti ecologici hanno ben capito che il sistema conta più delle parti e che la Natura sia il modello da imitare e da proteggere. Purtroppo ci scontriamo con un sistema economico che rema contro queste conclusioni e rende di difficile applicazione tutte le buone idee che ci proponiamo. Rompere questo muro è uno degli obiettivi di Patty L’Abbate, Economista Ecologico diventata senatrice con il Movimento 5 Stelle. Perché abbiamo bisogno dell’Economia Circolare e come dare concretezza ai buoni propositi? Che tipo di tecnologia ci occorre e quali gli strumenti messi in campo dal governo per sviluppare una tecnologia positiva (industria 4.0, start up innovative, blockchain ed economia circolare)? Quali conclusioni è possibile trarre dalla COP24 in Polonia? Perché a un individuo, un Paese e al mondo conviene essere sostenibili e perché occorre una visione olistica per affrontare le sfide del 21° secolo? Patty L’Abbate ha risposto a queste e ad altre domande.
Patty L’Abbate è senatrice della repubblica della XVIII legislatura, capogruppo M5S della 13ª Commissione permanente (Territorio, ambiente, beni ambientali) e della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Dottore di ricerca in economia e gestione delle risorse naturali, studiosa di Nicholas Georgescu Roegen e membro dell’associazione internazionale degli economisti ecologici (ISEE), dell’associazione scientifica Rete Italiana LCA. Si occupa da molti anni di sostenibilità e approccio sistemico, i suoi principali temi di ricerca e didattica sono: la contabilità ambientale, la costruzione di nuovi indicatori di benessere, il Life Cycle Thinking, la termodinamica dei flussi di materia e di energia, l’analisi I/O in unità fisiche, lo studio di modelli di economia alternativa come la decrescita, lo stato stazionario, la blue economy, l’economia circolare. Ha insegnato anche macroeconomia e politica economica presso l’Università LUM Jean Monnett di Casamassima (Bari) e Scienze Politiche, Università Degli Studi di Bari.
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INTERVISTA - (Febbraio 2019)
L’intervista è stata realizzata a gennaio e pubblicata nel mese di febbraio 2019 su www.lteconomy.org
Oggetto: Ecologia e politica del cambiamento a favore dell’ambiente
Highlight
- La difesa di Gaia, della nostra Terra è la mia mission, in quanto ne riconosco l’unicità e sento un profondo senso di responsabilità nei confronti delle generazioni future e del pianeta che ci accoglie.
- Il passaggio dall’economia lineare ad un modello circolare è necessario. La Natura funziona in questo modo e dobbiamo imitarla perché niente al mondo può essere più sostenibile e benefattore della Natura.
- Recepire le direttive può essere anche semplice, la difficoltà si riscontra nell'applicarle ad un sistema economico che da anni è sintonizzato su abitudini e regole lineari.
- La tecnologia è un’arma a doppio taglio. I suoi effetti dipendono dai fini per cui la produciamo e dai modi in cui la utilizziamo. La tecnologia deve essere un mezzo, non un fine!
- La tecnologia non va imposta! Deve essere gestita dal cittadino; il cittadino deve apprenderla e conoscerla e soprattutto non deve divenirne schiavo.
- Il PIL?...non amo molto questo indicatore ormai obsoleto e direi "monco". Il Prof. Nicholas Georgescu-Roegen e in Italia, il Prof. Giorgio Nebbia, hanno affrontato questo tema in profondità studiando una contabilità fisica, ossia fatta di flussi di materia e non di denaro. Successivamente ho trovato interessante il metodo LCA (Life Cycle Assessment)...
- E’ ormai giunto il momento storico che richiede di porre fine alla competizione che pervade i nostri sistemi. L’unico approccio che può avere successo in futuro è quello collaborativo!
- Le potenze più grandi sono state le prime a commissionare un Report alla IPCC che riportasse lo stato reale del nostro Pianeta, e quando i risultati sono stati presentati, hanno preso le dovute distanze, ritirandosi, invece di assumersi la responsabilità e passare all'azione.
- Il problema è la visione riduzionista di questo modello. Se non si guarda al sistema in modo olistico, l’economia e destinata a perdersi nel lungo periodo. Qualsiasi manovra effettuata con il supporto di teorie tradizionali economiche, e con modelli economici obsoleti non funziona.
- Il Ministero della Pubblica Istruzione e Ministero dell’Ambiente hanno emesso a gennaio un bando per l'attività di educazione ambientale nelle scuole, ci sono 1,3 milioni disponibili. L’obiettivo è l’elaborazione di un piano nazionale per l’educazione ambientale nelle scuole italiane di ogni ordine e grado.
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" Studiare va bene. Ma non basta…
Occorre portare le nostre conoscenze a disposizione di tutti in modo chiaro e semplice."
1. Domanda: Ciao Patty, grazie per essere qui con noi. Innanzitutto potresti brevemente presentarti?
Bene, chi sono…
Sono una studiosa con una coscienza biosferica…
In molti mi definiscono “una guerriera di Gaia.” Sono innanzitutto una studiosa e curiosa di tutto ciò che riguarda le interconnessioni fra i sistemi: uomo-ambiente, ambiente ed economia, economia e comunità ecc. La difesa di Gaia, della nostra Terra è la mia mission, in quanto ne riconosco l’unicità e sento un profondo senso di responsabilità nei confronti delle generazioni future e del pianeta che ci accoglie. Questa mia sensibilità, mi ha portato a seguire un determinato percorso accademico: ho conseguito una laurea specialistica in Sviluppo e gestione sostenibile del Territorio a Pisa e ho conseguito un PHD in economia e gestione delle risorse naturali. Ho approcciato nei miei studi la bioeconomia di Nicholas Georgescu-Roegen, la contabilità fisica con le tabelle input-output dei flussi di materia che attraversano un'economia, del Prof. Giorgio Nebbia. Ho seguito una serie di maestri come Fritjof Capra, Barry Commoner, Herman Daly, Jeremy Rifkin e molti altri. Da 10 anni appartengo all’associazione scientifica internazionale degli economisti ecologici, di cui condivido pienamente la necessità di utilizzare un approccio sistemico per risolvere l’attuale crisi ecologica, economica e sociale. Ho trascorso un periodo nei Paesi Bassi, presso il centro di ricerca in scienze ambientali CML di Leiden dove ho potenziato le mie conoscenze sullo strumento Life Cycle Assessment (LCA).
Sono una divulgatrice
Studiare va bene. Ma non basta… Occorre portare le nostre conoscenze a disposizione di tutti in modo chiaro e semplice. A tal fine ho seguito nei ritagli di tempo, delle summer-school di giornalismo ambientale, per essere in grado di divulgare l’importanza di cambiare abitudini, stile di vita. Molto spesso il singolo non si rende conto del grande potere che ha, quando compie le sue scelte, ad esempio: nel momento in cui decide cosa mettere nel carrello della spesa, influenza la domanda dei beni sul mercato. Per questa mia voglia di comunicare la verità delle cose, una modalità differente di vedere i nostri reali bisogni, ho incrociato sul mio cammino il movimento internazionale degrowth che in Italia era rappresentato da Maurizio Pallante e dal movimento per la Decrescita felice. In seguito sono entrata a far parte del Direttivo e del comitato scientifico del Movimento (MDF), e a pubblicare su riviste di settore, quotidiani e sul mio blog.
Sono un politico … ma resto una semplice guerriera
Essendo molto vicina agli ideali del Movimento 5 Stelle (M5S), sono stata contattata per candidarmi come senatrice della Repubblica Italiana. Ad essere sincera, inizialmente ero molto scettica, in quel ruolo politico non riuscivo a vedermi, ma ho accettato, promettendo a me stessa che nulla mi avrebbe cambiato e che sarei rimasta la stessa. Ora, da buona guerriera di Gaia continuo a portare avanti la mia battaglia in Parlamento. Sono capogruppo M5S nella Commissione Ambiente e mi sto adoperando per essere un ponte tra i bisogni del nostro pianeta e quelli delle nostre imprese.
“Il passaggio dall’economia lineare ad un modello circolare è necessario.
La Natura funziona in questo modo e dobbiamo imitarla perché niente al mondo
può essere più sostenibile e benefattore della Natura.”
2. Domanda: Bene, studiosa, attivista e politica. Uno dei temi su cui stai lottando di più e su cui sembra tu stia meglio fondendo le capacità sviluppate nei tre ruoli da te descritti è quello dell’economia circolare? Siamo a buon punto sulla circolarità?
Il passaggio dall’economia lineare ad un modello circolare è necessario. La Natura funziona in questo modo e dobbiamo imitarla perché niente al mondo può essere più sostenibile e benefattore della Natura. Adesso veniamo alla tua domanda: siamo a buon punto? L’economia circolare purtroppo riveste ancora un ruolo marginale nel nostro sistema economico, e non parlo solo del nostro stato ma anche all'Europa e del resto del mondo. Il modello economico occidentale capitalistico e lineare è così diffuso e anche copiato dai paesi in via di sviluppo che non sarà facile farlo virare verso un modello alternativo green e circolare.
Ritornando all'Italia, sappiamo bene che sono state emanate delle direttive a livello europeo per incentivare questo importante passaggio; recepire le direttive può essere anche semplice, la difficoltà si riscontra nell'applicarle ad un sistema economico che da anni è sintonizzato su abitudini e regole lineari. I problemi sono tanti, li riscontro parlando con il sistema industriale, dai produttori ai trasformatori. Quindi, sarà necessario cambiare abitudini, modi di pensare, modi di agire, i cicli di produzione sono da rinnovare e i "cicli inversi" dal rifiuto a risorsa da costruire. In molte occasioni mi sono resa conto che, si parla tanto di economia circolare, è divenuto ormai uno slogan! Ma la visione resta lineare. E non solo… Si ragiona ancora per compartimenti, e l'ambiente spesso è scollegato all'economia, al lavoro, alle problematiche sociali, all'istruzione, quando invece i problemi andrebbero affrontati in modo sistemico, con un approccio olistico, così come ci insegna l’Economia Ecologica.
Perché occorre un approccio sistemico oltre che circolare?
Prendiamo i tre elementi base della sostenibilità: ambiente, società, economia. Ritenete si possa risolvere un problema ambientale se non si risolve il problema sociale chiamato consumismo? Se non riusciamo a trovare maggiori equilibri economici? Possiamo veramente essere ricchi nel lungo periodo se non raggiungiamo una certa sostenibilità ambientale e sociale? E poi quando parliamo di ricchezza, cosa intendiamo, ricchezza materiale o una ricchezza d'animo, profonda e appagante? Ciò che conta non sono i singoli sistemi, ma le interazioni tra sistemi. Ciò che conta non sono le singole discipline, ma l’interazione tra le discipline. Questo è quanto ci insegna l’Economia Ecologica.
Figura 1 – Diagramma a farfalla dell’economia circolare [Fonte: Ellen MacArthur Foundation, 2013].
“La tecnologia è un’arma a doppio taglio.
I suoi effetti dipendono dai fini per cui la produciamo e dai modi in cui la utilizziamo.
La tecnologia deve essere un mezzo, non un fine!”
3. Domanda: Prima hai accennato alla tecnologia. Che ruolo può giocare nella lotta per la sostenibilità?
Importantissimo! La tecnologia è un’arma a doppio taglio. I suoi effetti dipendono dai fini per cui la produciamo e dai modi in cui la utilizziamo. La tecnologia deve essere un mezzo, non un fine! Se consideriamo questo, e ciò che Ivan Illich espone nei suoi scritti e Ernst Friedrich Schumacher nel suo "Piccolo e bello", la tecnologia deve possedere il volto umano, essere cioè adatta ad ogni territorio e ad ogni cultura, deve rispettare le tradizioni. La tecnologia non va imposta! Deve essere gestita dal cittadino; il cittadino deve apprenderla e conoscerla e soprattutto non deve divenirne schiavo. Questo è un passaggio importante che ho ripetuto spesso in convegni, seminari e incontri tenuti in giro per la nostra penisola, quando parlavo di decrescita, di cambiamento, di transizione, di modelli economici alternativi.
Il governo che cosa sta facendo su questo fronte?
Moltissimo. Stiamo investendo molto sulle Start-up innovative e, più in generale, siamo molto attenti alle innovazioni e al trasferimento tecnologico. Ti cito solo alcune misure che abbiamo inserito nell’ultima legge di bilancio:
a) Fondo per la microelettronica. Viene istituito un fondo “finalizzato all’erogazione dei contributi alle imprese che partecipano alla realizzazione dell’Importante Progetto di Interesse Comune Europeo (IPCEI) sulla microelettronica, con una dotazione di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020, 60 milioni per il 2021 e di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2022 al 2024″. Le risorse complessive sono pari a 460 milioni di euro.
b) Fondo Start up. Passano da 30 al 40% le aliquote di detrazione per chi investe in startup. Nel caso di totale acquisizione del capitale sociale (una exit, per intenderci), le detrazioni salgono al 50%, a condizione però che l’intero capitale sociale sia acquisito e mantenuto per almeno tre anni. Prevista la chiusura del Fondo per il finanziamento di operazioni di startup, mentre resta il fondo Balcani di venture capital (soppresso in una prima versione della Manovra).
c) Blockchain, IOT e Intelligenza Artificiale. Per perseguire gli obiettivi di politica economica e industriale, connessi anche al programma Industria 4.0, nonché per accrescere la competitività e la produttività del sistema economico, è istituito un Fondo per interventi volti a favorire lo sviluppo delle tecnologie e delle applicazioni di intelligenza artificiale, blockchain e internet of things, con una dotazione di 15 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021.
d) Voucher per l’innovation Manager. La misura vale per il 2019 e il 2020 e prevede un incentivo, in forma di Voucher a fondo perduto, per le micro e piccole medie imprese che intendano avvalersi della consulenza di un esperto per “sostenere i processi di trasformazione tecnologica e digitale attraverso le tecnologie abilitanti previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0 e di ammodernamento degli assetti gestionali e organizzativi dell’impresa, compreso l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali”. Il voucher è pari a:
i) 40.000 euro per le micro e piccole imprese nel limite del 50% della spesa
ii) 25.000 euro per le medie imprese nel limite del 30% della spesa.
iii) 80.000 euro per le reti d’impresa nel limite del 50% delle spese sostenute.
e) Canoni dei software fruiti su piattaforme cloud. La presente legge di bilancio introduce la maggiorazione al 140% della deducibilità dei canoni pagati per fruire di servizi e software fruiti su cloud. La lista dei software ai quali si applica è la stessa prevista per i software di produzione acquistati come immobilizzazioni immateriali e vale anche in questo caso l’obbligo di acquisire prima un bene materiale 4.0 con iper-ammortamento per poter fruire anche di questa seconda maggiorazione.
“Come ben sostieni nel blog sull’Economia di Lungo Periodo,
Il PIL nel breve periodo può creare ricchezza, ma nel lungo periodo può distruggerla.
I flussi nascosti non sono contabilizzati dal PIL…, inoltre questo indicatore
non misura la felicità, il vero benessere!”
4. Domanda: Nel corso dell’ultimo secolo, la massimizzazione del Prodotto Interno Lordo ha rappresentato il principale obiettivo che ha guidato le attività degli esseri umani. Da studiosa di contabilità ambientale, quali misure potrebbero venirci in soccorso nel 21° secolo?
Grazie per questa domanda. In effetti non amo molto questo indicatore ormai obsoleto e direi "monco". Il Prof. Nicholas Georgescu-Roegen, e in Italia il Prof. Giorgio Nebbia, hanno affrontato questo tema in profondità studiando una contabilità fisica, ossia fatta di flussi di materia e non di denaro. In questo modo è possibile considerare anche indicatori ambientali e non solo economici che non considerano i flussi nascosti di un'economia. Uno dei miei primi lavori scientifici mi ha visto intenta sullo studio delle tabelle Input-Output in unità fisiche, chiamate PIOTs. Le tabelle in questione sono uno strumento in grado di misurare tutti i flussi di materia che attraversano i processi economici di una nazione, di ogni filiera produttiva, delle interazioni che ci sono fra loro e di cosa viene preso dalla natura e rimandato nella stessa sotto forma di emissioni inquinanti e scarti o rifiuti. Successivamente ho trovato interessante il metodo LCA (Life Cycle Assessment) che, oltre a consentire un calcolo dei flussi di materia ed energia di un sistema economico, valuta gli impatti ambientali associati ad ogni flusso. Per fare un esempio, il metodo calcola un indicatore importantissimo che effettua un bilancio ecologico della nostra terra: l'impronta ecologica. Ho pubblicato alcuni lavori scientifici applicando questi strumenti a casi reali, soprattutto comparando diversi processi o prodotti, valutando la loro sostenibilità ambientale e le eventuali eco-innovazioni da applicare alla filiera per un miglioramento green dei prodotti in uscita. Calcolo indicatori come la carbon footprint e appunto l'ecological footprint.
Quindi come ben sostieni nel blog sull’Economia di Lungo Periodo,
Il PIL nel breve periodo può creare ricchezza, ma nel lungo periodo può distruggerla. I flussi nascosti non sono contabilizzati dal PIL come ho detto prima, inoltre questo indicatore non misura la felicità, il vero benessere. Sono nati una moltitudine di indicatori alternativi che tengono conto di una serie di fattori importanti, come il BES che ha all'interno 12 dimensioni con in totale ben 134 indicatori, un altro indicatore nasce in Canada e prende il nome di
Ciw, sigla che sta per
Canadian Index of Wellbeing, ma purtroppo ancora nel mainstream internazionale nessuno è riuscito a spodestare il datato e obsoleto PIL.
Figura 2 – Indicatori: da “zero” a “alto” contenuto ambientale [Fonte: Patty L’Abbate; Dario Ruggiero, Febbraio 2019].
“E’ ormai giunto il momento storico che richiede
di porre fine alla competizione che pervade i nostri sistemi.
L’unico approccio che può avere successo in futuro è quello collaborativo.”
5. Domanda: Spesso sostieni che dobbiamo guardare ai giovani. Che rapporto hai con gli studenti?
Con i ragazzi ho un rapporto bellissimo e le associazioni studentesche mi chiamano spesso per parlare non solo di questioni tecnico/scientifiche ma anche motivazionali. Li adoro, sono la nostra forza. Li sprono a studiare bene e ad utilizzare la loro creatività. Ma soprattutto li invito a collaborare, e a non competere! E’ ormai giunto il momento storico che richiede di porre fine alla competizione che pervade i nostri sistemi. L’unico approccio che può avere successo in futuro è quello collaborativo… Abbiamo risorse limitate e con il nostro comportamento competitivo abbiamo già danneggiato in eccesso il nostro ecosistema. E poi, se ben riflettiamo, la natura ce lo insegna. La collaborazione è la strada per sopravvivere e per essere sostenibili nel lungo periodo: lo fanno le piante e lo fanno gli alberi. L’ecologia ci insegna che negli ecosistemi prevale la legge della collaborazione. Dovremmo essere un po’ più umili e copiare la Natura.
6. Domanda: Sei stata in Polonia per prender parte alla 24° Conference of Party (CoP 24) sul Cambiamento Climatico (2-14 Dicembre). Che impressione hai avuto?
Dal primo giorno ho avuto la sensazione che non era come avrebbe dovuto realmente essere. Sono stati organizzati una serie di panel, si è avuta la partecipazione di grandi personaggi del mondo scientifico e ci sono state le plenarie con i Capi di Stato. Erano presenti molti giovani e i bambini polacchi e di altre nazioni, che hanno raccontato dal loro punto di vista come si doveva agire per salvaguardare il loro futuro (lo speech di Greta Thumber è divenuto virale). Ma quale è stato il risultato? L’effettivo risultato è stato un allontanamento da parte delle potenze più grandi. Sono state le prime a commissionare un Report alla IPCC che riportasse lo stato reale del nostro Pianeta, e quando i risultati sono stati presentati, hanno preso le dovute distanze, ritirandosi, invece di assumersi la responsabilità e passare all'azione. "Multilateralismo e cooperazione fra tutte le parti " questo è stato chiesto nei dialoghi di Talaonia.
“Siamo in un momento storico di svolta,
e dovremmo tutti riflettere sulla possibilità di subire gli eventi
o cavalcare l'onda del cambiamento.”
7. Domanda: Come Long Term Economy, stiamo portando avanti nella nostra community internazionale il tema: “Why can’t we tackle Climate Change?”, con l’obiettivo di far emergere quali sono i reali ostacoli alla lotta al Cambiamento Climatico. Cortesemente ci daresti un tuo contributo al dibattito?
Perché non riusciamo ad affrontare il Cambiamento Climatico… La mia risposta immediata è nella biologia umana: Il nostro interesse per il bene del prossimo, non va oltre le due generazioni. E quindi rimaniamo ancorati al breve termine.
E se da un giorno all’altro cambiassimo prospettiva? Basta l’Economia. Il nostro obiettivo deve essere l’ambiente.
Prima o poi dovremo farlo… Siamo in un momento storico di svolta, e dovremmo tutti riflettere sulla possibilità di subire gli eventi o scegliere di cavalcare l'onda del cambiamento. Ossia è meglio prevenire e con il buon senso cambiare stile di vita e modello economico o aspettare che sia la natura a spazzare via il virus infetto tramite catastrofi naturali?
8. Domanda: Andiamo sul pratico e vediamo se si può uscire da questo problema. Magari nessuno lo fa perché non c’è un primo che lo fa. Perché a un Paese conviene essere sostenibile?
Effettivamente ci vuole coraggio. Occorre coraggio per rompere con il passato, cambiare abitudini, ed essere primi a divulgare questo cambiamento non è facile. Vedete, il Movimento 5 Stelle, porta avanti una linea che nessuno prima ha mai osato difendere. Con il provvedimento sul Reddito di Cittadinanza, stiamo cercando di eliminare per quello che possiamo il gap fra i ricchi e i poveri, creato dal modello economico capitalistico occidentale. I nostri oppositori continuano a ripetere le loro frasi obsolete sul PIL, sulla crescita e sull’occupazione, quando sappiamo benissimo (da Il Capitale di Thomas Picketty) che con il vecchio modello non stiamo facendo altro che coltivare il divario tra ricchi e poveri. Stiamo supportando la parte di popolazione dimenticata da molti, stiamo aiutando il popolo, non le lobby! Stiamo ponendo le basi per dirigerci verso un sistema alternativo, con una ridistribuzione più equa della ricchezza. Nonostante questa mera abnegazione verso il prossimo, in molti continuano a porci in cattiva luce, ma noi andiamo avanti per la nostra strada. Purtroppo nell’attuale sistema non possiamo avere un cambiamento radicale immediato, dobbiamo procedere in modo graduale in modo che il cambiamento possa essere capito, assorbito, interiorizzato.
“Il problema è la visione riduzionista di questo modello.
Se non si guarda al sistema in modo olistico, l’economia e destinata a perdersi nel lungo periodo.
Qualsiasi manovra effettuata con il supporto di teorie tradizionali economiche,
e con modelli economici obsoleti non funziona.”
9. Domanda: Oggi la stessa sostenibilità economica dell’attuale modello è in discussione: forte disuguaglianza economica geografica, sociale e intergenerazionale. Secondo te, quando un sistema economico si può definire “sostenibile?”
Il problema come ho già detto in precedenza è la visione riduzionista di questo modello. Se non si guarda al sistema in modo olistico, l’economia e destinata a perdersi nel lungo periodo. Qualsiasi manovra effettuata con il supporto di teorie tradizionali economiche, e con modelli economici obsoleti non funziona, potevano andar bene molti anni fa, ma ora la situazione è mutata. Come sostiene Jeremy Rifkin, in una delle sue monografie, il modello economico attuale si sta esaurendo; siamo in un regime di rendimenti decrescenti. Senza contare che poi la nostra capacità di crescita, deve scontrarsi con la giusta possibilità dei paesi in via di sviluppo di raggiungere un tenore di vita dignitoso. Occorre tener conto dei limiti del pianeta, produrre in modo differente, coltivare modelli economici collaborativi ed inclusivi.
10. Domanda: Infine, riportiamo la tua missione:
“Ogni giorno, perseguo la mia missione di determinata guerriera al servizio di Gaia, promuovendo un nuovo modello sistemico, economico – ecologico, inclusivo e collaborativo; uno stile di vita più responsabile, in grado di guarire il cuore umano dalla malattia endemica del narcisismo, con l’augurio che torni a custodire le bellezze della natura e a commuoversi per le gioie e le sofferenze dei suoi simili.”
Da dove possiamo ripartire per realizzare questo? Possono l’Educazione ed il ripensamento del modello sociale giocare un ruolo in tutto questo?”
Sicuramente. Il Ministero della Pubblica Istruzione e Ministero dell’Ambiente hanno emesso a gennaio un bando per l'attività di educazione ambientale nelle scuole, ci sono 1,3 milioni disponibili. L’obiettivo è l’elaborazione di un piano nazionale per l’educazione ambientale nelle scuole italiane di ogni ordine e grado per sensibilizzare bambini e ragazzi sui temi della sostenibilità ambientale. In parlamento stiamo lavorando per inserire l’Educazione Ambientale come materia curricolare nelle istituzioni scolastiche. Occorre sensibilizzare i nostri ragazzi, perché saranno gli uomini del domani. Dobbiamo formare i nostri ragazzi in modo che siano pronti ad affrontare la transizione, che vedrà nascere nuovi ambiti lavorativi al posto di altri che scompariranno. Ma c’è di più; ciò che stiamo subendo oggi non è una crisi finanziaria, né una crisi economica, è una crisi di valori! E dobbiamo lavorare a che le nuove generazioni recuperino i valori persi e si sentano parte attiva nel loro presente e nella pianificazione del loro futuro.
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