Otto Scharmer (Teoria U e Leadership del cambiamento)

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INTERVISTA CON Otto Scharmer
(Senior Lecturer al MIT; autore Teoria U e fondator U-Lab)

“QUANDO UN LEADER E' UN CHANGE MAKER E PERCHE’ UN CHANGEMAKER E’ UN LONG TERM THINKER"

Negli ultimi decenni la nostra società è diventata sempre più instabile e incerta. Ci sono sempre più situazioni di disruption (disturbo o shock), e poi le sfide globali (ad esempio, il Cambiamento Climatico) che “tutta” l'umanità nel suo complesso deve affrontare. Riconoscere l’esistenza di tale incertezza non è sufficiente. Occorre un deciso cambiamento nel modo in cui apprendiamo le cose. Non basta più memorizzare le cose. L’apprendimento deve essere più profondo (deep learning), avvalersi di una mente aperta, un cuore aperto e una volontà aperta... Occorre altresì una nuova generazione di leader. I leader del XXI secolo non sono più quelli in cima a una struttura gerarchica; i leader, o meglio i change maker (così come li definisce Otto Scharmer, professore del MIT), sono coloro che collettivamente (in coordinamento con l'intero sistema) sono in grado di percepire e plasmare il futuro, passando da una consapevolezza ego-sistemica ad una consapevolezza eco-sistemica. Tutte queste cose sono spiegate nella Teoria U, che, dopo 2 decenni di sperimentazione e la pubblicazione di diversi libri sull'argomento, nel 2015 si è evoluta in una comunità on-line basata su un MOOC (corso U-lab) organizzato dal MIT e coordinato dall’ideatore, Prof. Otto Scharmer. Che cosa è la Theory U? A chi è rivolta? Che Cosa significa essere un change maker? In che modo la Theory U può aiutare a risolvere problemi impellenti come i cambiamenti climatici e la sostenibilità? E come può la Theory U aiutare le persone a cambiare se stesse? Otto Scharmer ha risposto a queste e ad altre domande.

http://book.ottoscharmer.com/ 

https://www.edx.org/course/ulab-leading-from-the-emerging-future-15-671-1x-1 

 

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INTERVISTA (Febbraio 2019)
La versione inglese di questa intervista è stata realizzata e pubblicata nel mese di febbraio 2019 su www.lteconomy.org  
Oggettot: Corso U-lab e leadership del cambiamento
 
A cura di Dario Ruggiero, Fondatore Long Term Economy 

Ringraziamenti

Si ringrazia il Board della Long Term Economy (Priscilla Asamoah Baffour, Geetha Packal, Stephen Saunders, Tazeen Siddiqui).

Un ringraziamento particolare a Grazia Giordano e Fatjona Filipi (collabolatrici Long Term Economy) per l’aiuto nella traduzione dall’inglese all’italiano.

 

Highlight 

  • La “Theory U” non è solo una teoria... E’ un metodo ed è un movimento! E’ un metodo per prendere decisioni in situazioni di rottura (disruption).
  • La Theory U costruisce la leadership collettiva: la capacità di un sistema di ‘sentire’ (sense) e ‘formare’ (shape) il futuro.
  • Occorre un nuovo concetto di apprendimento, un processo che impegna l'intera persona e l'intero sistema: non solo la nostra testa, ma anche il nostro cuore e le nostre mani!
  • Un changemaker che segue l’ U-lab, sviluppa la capacità di sentire e modellizzare il futuro e possiamo senza alcun dubbio dire che è un Long Term Thinker.
  • La realtà è che la profonda innovazione economica è spesso basata sulla consapevolezza eco-sistemica, cioè sulla capacità di percepire i bisogni e le aspirazioni degli stakeholder con cui abbiamo a che fare.
  • Le università dovrebbero essere reinventate, in modo da poter affrontare al meglio le situazioni di crisi a cui assistiamo oggi. Il sistema di formazione odierno tende, purtroppo, a riflettere un mondo che appartiene al passato.
  • Oggi stiamo assistendo ad ‘una nuova primavera silenziosa:’ l'impatto involontario delle tecnologie sulle nostre menti.
  • Abbiamo oltre 120.000 utenti registrati, i quali provengono prevalentemente da tre aree principali. Ora stiamo cercando di attuare il secondo step del nostro progetto: U.lab-S - Societal Transformation
  • L’ U-lab è un'esperienza che cambia la vita e che ti apre gli occhi …’ La tua vita non è più un download del passato. L’ U-lab ti permette di accedere a nuove prospettive e possibilità.

 
“La Theory U costruisce la leadership collettiva:
 
la capacità di un sistema di ‘sentire’ (sense) e ‘formare’ (shape) il futuro.”
 
 
1. Domanda: Gentile Prof. Otto Scharmer, innanzitutto grazie per essere qui con noi. Fin dalla prima volta in cui mi è stata introdotta la “Teoria U” l’ho trovata qualcosa di veramente utile e pragmatico per lo sviluppo personale e per lo sviluppo della società nel suo complesso. Ci può gentilmente spiegare di che cosa si tratta, a chi è indirizzata (studenti, MBA, uomini d'affari e politici) e perché abbiamo bisogno della "Theory U"?
 
La “Theory U” non è solo una teoria... E’ un metodo ed è un movimento! E’ un metodo per prendere decisioni in situazioni di rottura (disruption). Ed è un movimento dal momento che oggi tutti noi (individui, gruppi, comunità, società) affrontiamo situazioni di rottura e queste si moltiplicano a velocità sempre più elevate. Alla base delle Teoria U c’è il concetto di “cambiamento.” Ed il messaggio che diamo è chiaro: cambiare le coordinate esterne (l’ambiente che ci circonda)  non basta! Occorre andare oltre, operare sul proprio Io interiore, capire chi siamo, come operiamo e come cambiare il nostro modus operandi.
 
Diamo un'occhiata all'immagine sottostante. Sulla sinistra della “U” 1) usciamo dalla morsa del passato. Ci apriamo a nuove possibilità e prospettive. Poi 2) accediamo alle nostre più profonde fonti di conoscenza, connettendoci con chi siamo realmente. Ed è da quel momento che 3) riusciamo a sentire e realizzare le future possibilità emergenti. La Teoria U costruisce la leadership collettiva: la capacità di un sistema di "sentire" (sense) e "formare" (shape) il futuro.
 
 
A chi è diretta?
 
Agli studenti? Ai PHD? Agli MBA? Agli uomini d'affari? Ai politici? Ebbene, direi a tutti loro e anche più. L’ U-Lab è una MOOC (Massive Open Online Courses) destinata a chiunque abbia a che fare con situazioni di rottura, con momenti che richiedono un cambiamento nel modo di pensare ed agire. E questa è fondamentalmente la condizione prevalente che caratterizza questo secolo.
 
 
 
 
“…Occorre un nuovo concetto di apprendimento,
 
un processo che impegna l'intera persona e l'intero sistema:
 
non solo la nostra testa, ma anche il nostro cuore e le nostre mani!”
 
 
2. Domanda: Spesso lei usa la parola "changemaker". Chi è (o chi può essere considerato) un changemaker e che cosa è il “deep learning”?
 
Bene, chi può essere un changemaker? Tutti! Chiunque voglia sviluppare la capacità di sentire (sense) e dare forma (shape) al futuro. In realtà, qualche volta uso la parola leader, altre volte changemaker, in base al contesto in cui mi trovo. Però, changemaker è la mia preferita. Il motivo? Molte persone hanno una percezione errata della leadership. La associano alla gerarchia e a chi si trova in cima alla struttura gerarchica. Questo modo di vedere non è più accettabile (lo era forse in un mondo fatto di certezze). Oggi la leadership deve evolvere verso la capacità di co-sentire e co-formare il futuro affinché esso emerga. E questo non può essere fatto da un gerarca. Occorre un'attività distribuita che coinvolga diversi leader/changemaker. E qua viene il meglio… Perché affinché si abbia questo abbiamo bisogno del "deep learning".
 
 
Quindi… Che cos'è il deep learning?
 
Lo chiamo anche "apprendimento trasformativo". Se io ti chiedo "che cos'è l'apprendimento?" Che cosa mi risponderesti? Memorizzare immagini, imparare formule, ricordare avvenimenti… risponderesti prendendo a riferimento il vecchio concetto di apprendimento (ancora predominante nel nostro sistema educativo).  Questo tipo di apprendimento oggi è insufficiente, meno adatto al cambiamento. Occorre un nuovo concetto di apprendimento, un processo che impegna l'intera persona e l'intero sistema: non solo la nostra testa, ma anche il nostro cuore e le nostre mani! Il deep learning non è solo memorizzare qualcosa del passato; ma si tratta di: a) connettersi con le emergenti possibilità future e; b) farle accadere. Come fare questo? Accedendo all'intelligenza che risiede nei nostri cuori e nelle nostre mani.
 
 
“Prendiamo il problema ambientale.
 
Possiamo secondo lei affrontarlo in modo circoscritto? No, non possiamo!
 
Non possiamo affrontarlo se prima non cambiamo la mentalità riguardo al consumismo.”
 
 
3. Domanda: La Theory U mette in evidenza 3 divari (divide): 1) ecologico; 2) sociale; 3) spirituale. Quale dei 3 è il più impellente?
 
Hmmmm… Non sono propriamente d'accordo con la premessa della sua domanda. In questo modo stiamo separando le tre divergenze. E non è di certo un buon approccio. Consideriamo la società occidentale. Per 200 anni abbiamo cercato di dare risposte separate ad essi. Ci siamo strutturati con istituzioni specializzate in ciascun divide (si pensi al settore del Non Profit). Ma l’approccio separatista porta a risultati scarsi o temporanei. Necessitiamo di un approccio olistico.
 
Prendiamo il problema ambientale. Possiamo secondo lei affrontarlo in modo circoscritto? Le rispondo io… No, non possiamo! Non possiamo affrontarlo se prima non cambiamo la mentalità riguardo al consumismo (e qui entriamo nel divide sociale). Il punto chiave è che questi 3 divide sono parte dello stesso problema che si manifesta con 3 differenti facce. Ciò che dobbiamo fare è riconoscere il potere dell'interdipendenza e dell'interconnessione tra di essi.
 
 
“Un changemaker che segue l’ U-lab,
 
sviluppa la capacità di sentire e modellare il futuro
 
e possiamo senza alcun dubbio dire che è un Long Term Thinker.”
 
 
4. Domanda: Nella nostra comunità, promuoviamo e sviluppiamo il "Long Term Thinking", la capacità di pensare ed agire secondo una logica di lungo periodo. Può il changemaker dell’ U-Lab definirsi anche un Long Term Thinker?
 
Partiamo dalla definizione che lei da al Long Term Thinker… Probabilmente si tratta di una persona che vuole lasciare un mondo migliore ai propri figli. Quindi le rispondo “Sì”... Sì, un changemaker è anche un Long Term Thinker. Mi spiego meglio. Il processo U-lab è come un viaggio. Quello che è importante non è concluderlo, ma quanto la propria mente e il proprio cuore si aprano all’esterno e quanto si sviluppi la propria volontà.
 
Chi sono? Qual è il mio reale obiettivo di vita? Queste sono domande importanti a cui rispondere. Ed il processo U-lab aiuta a trovare le risposte, rendendoci più connessi a ciò che è essenziale all’interno e all’esterno di noi. Ci rende quindi pensatori senza tempo! Un changemaker che segue il MOOC (Massive Open Online Courses) U-lab, sviluppa la capacità di sentire e modellare il futuro e possiamo senza alcun dubbio dire che è un Long Term Thinker.
 
 
 
 
“La realtà è che la profonda innovazione economica
 
è spesso basata sulla consapevolezza eco-sistemica, cioè sulla capacità
 
di percepire i bisogni e le aspirazioni degli stakeholder con cui abbiamo a che fare.”
 
 
5. Domanda: Nel suo libro "I fondamenti della Teoria U”, lei afferma che la nostra attenzione e le nostre azioni derivino essenzialmente da quattro tipi di consapevolezza: 1) consapevolezza abituale; 2) consapevolezza ego-sistemica; 3) consapevolezza empatico-relazionale; 4) consapevolezza eco-sistemica rigenerativa. Negli ultimi 50 anni le nostre azioni sono state prevalentemente dominate dalla sfera economica (e, quindi, ego-sistemica). Ritiene che le nostre fonti d'azione cambieranno nei prossimi decenni?
 
Questa è una domanda ben posta! Lei ha fatto riferimento agli ultimi 50 anni ma io credo che dovremmo considerare un periodo molto più lungo… Negli ultimi due secoli l’economia classica e quella neoclassica ci hanno insegnato che le persone agiscono secondo la consapevolezza ego-sistemica. Possiamo dire che tale assunto sia ancora valido nell’economia globale attuale?
 
In parte lo è, in parte no. La realtà è che la profonda innovazione economica è spesso basata sulla consapevolezza eco-sistemica, cioè sulla capacità di percepire i bisogni e le aspirazioni degli stakeholder con cui abbiamo a che fare. Ciò che contraddistingue la realtà economica attuale è un mix di consapevolezza ego-sistemica ed eco-sistemica. Se operiamo solo sulla consapevolezza ego-sistemica, riusciremo a raggiungere solo pochi obiettivi limitati (la nostra sfera di azione è limitata). Una delle sfide cruciali dei nostri tempi è come ripensare i fondamenti del nostro pensiero economico tenendo conto di una coscienza umana in evoluzione.
 
 
 
 
“Le università dovrebbero essere reinventate, in modo da
 
poter affrontare al meglio le situazioni di crisi a cui assistiamo oggi. Il sistema
 
di formazione odierno tende, purtroppo, a riflettere un mondo che appartiene al passato.”
 
 
6. Domanda: In termini di sostenibilità, quale ruolo giocheranno nel prossimo futuro le università e l'innovazione nelle università? Come pensa che l'università dovrebbe essere nel 21° secolo?
 
Il ruolo svolto dalle università è molto importante perché queste formano le menti del futuro. Ciò che pensiamo oggi diventa la realtà di domani. Le università dovrebbero essere reinventate, in modo da poter affrontare al meglio le situazioni di crisi a cui assistiamo oggi. Il sistema di formazione odierno tende, purtroppo, a riflettere un mondo che appartiene al passato.
 
A mio avviso, ci sono tre forze principali che attualmente stanno trasformando l'università del 21° secolo:
 
a) la digitalizzazione;
b) l’apprendimento basato sull'azione e l'esperienza (action-learning) (che cambia il luogo esterno dell'apprendimento: dall'aula al mondo reale);
c) l’apprendimento olistico (che, invece, modifica il luogo interiore dell'apprendimento: dalla testa al cuore e dal cuore alla mano).
 
Queste tre forze, se combinate nel modo giusto, reinventeranno il sistema educativo rendendo gli studenti importanti protagonisti dei cambiamenti nel mondo, sostenendoli con metodi, strumenti e ambienti funzionali, in quanto attingono dall'intero ecosistema di cui loro stessi e le loro scuole sono parte.
 
L’idea dell'Università ha attraversato varie fasi: dall'unità della ricerca e dell'insegnamento si è giunti all'unità della ricerca, dell'insegnamento e della pratica. Ora i tempi sono maturi per un’ulteriore evoluzione verso l'unità della ricerca, dell’apprendimento e della trasformazione sociale.
 
 
“Oggi stiamo assistendo ad ‘una nuova primavera silenziosa:
 
l'impatto involontario delle tecnologie sulle nostre menti.”
 
 
7. Domanda: Intelligenza Artificiale… Molti esponenti del mondo accademico, politico e della società civile incominciano a nutrire serie preoccupazioni riguardo alle possibili minacce dell'Intelligenza Artificiale (AI) per l’occupazione e per il pianeta. Il progetto U-lab sarà in grado di aiutare i futuri leader ad affrontare meglio questo problema?
 
Bene… Lei ha citato l’occupazione è probabilmente fa riferimento all’ipotesi dell’introduzione graduale di un reddito universale… Tuttavia, a mio avviso c’è un tema ancora più importante da affrontare in merito all’impatto della tecnologia sulla nostra società. Possiamo addirittura definirlo come il nuovo "Silent Spring". “The Silent Spring” è il fortunato titolo di un libro di Rachel Carson pubblicato nel 1962 e parla dell'impatto involontario della tecnologia (in particolare, dei pesticidi) sulla natura. Oggi stiamo assistendo ad “una nuova primavera silenziosa:” l'impatto involontario delle tecnologie sulle nostre menti. In realtà, siamo appena agli inizi, ma gli effetti in termini di disturbi d'ansia, depressione, violenza sui giovani stanno diventando sempre più insostenibili.
 
È interessante notare come molti dirigenti della Silicon Valley siano piuttosto restrittivi sull'uso delle tecnologie da parte dei propri figli, mentre i bambini appartenenti a famiglie a basso reddito spesso non hanno restrizioni. Sta emergendo un nuovo "digital divide". In passato, questa espressione era usata per evidenziare il fatto che i bambini a basso reddito avevano un accesso limitato o addirittura nullo a Internet. Ora il suo significato è totalmente cambiato! È un avvertimento sugli effetti pericolosi che queste tecnologie hanno sui bambini a basso reddito, che diversamente dai bambini che vivono nelle sfere sociali più alti non hanno restrizioni nel loro utilizzo.
 
 
Come possiamo affrontare questo problema?
 
La tecnologia in sé non è buona né cattiva! Gli effetti della tecnologia dipendono dall'intenzione che abbiamo quando la progettiamo, la implementiamo e la usiamo. Prendiamo il CEO di una web-company (Facebook, Linkedin, Twitter, Instagram...). Se la sua intenzione è quella di dominare il mondo economicamente, il suo obiettivo sarà quello di massimizzare lo screen-time dei suoi utenti e il reddito derivante dalla pubblicità, senza preoccuparsi del benessere degli utenti. Diversamente, se la sua intenzione si concentra sul benessere dell’utente, egli progetterà tecnologie che non inducano alla dipendenza dalle stesse anche se tutto ciò ridurrà gli introiti pubblicitari. Gli effetti della tecnologia dipendono da come la usiamo.
 
 
8. Domanda: Diamo alcune cifre… Lei ha lanciato nel 2015 il progetto U-lab. Da allora, quante persone hanno seguito il suo progetto e da dove provengono?
 
Abbiamo oltre 120.000 utenti registrati, i quali provengono prevalentemente da tre aree principali: Nord America, Cina ed Europa. L'Europa è al primo posto, seguita dal Nord America e dalla Cina. Questi utenti si sono organizzati in più di un migliaio di gruppi. Anche se non tutti i gruppi sono ancora attivi, è stato per noi di grande importanza notare che ciò che è iniziato come un corso online si è trasformato poi in un movimento spontaneo di changemaker con gruppi e attività in quasi tutte le principali città del mondo. Ora stiamo cercando di attuare il secondo step del nostro progetto: U.lab-S - Societal Transformation, che stiamo lanciando in questo periodo con 400 team locali, formati da 4000-5000 changemaker i quali collaborano insieme in maniera eco-sistemica intorno a progetti concreti di innovazione sociale. Per noi rappresenta un nuovo emozionante capitolo del progetto U-lab.
 
 
 
 
“L’ U-lab è un'esperienza che cambia la vita
 
e che ti apre gli occhi …’ La tua vita non è più un download
 
del passato. L’ U-lab ti permette di accedere a nuove prospettive e possibilità.”
 
 
9. Domanda: Quali sono i principali benefici che una persona (specie un giovane) ottiene seguendo il corso U-Lab, anche in termini di occupazione o imprenditorialità?
 
Ci siamo posti anche noi questa domanda e l’abbiamo posta ai nostri studenti… Molti hanno detto: “è un'esperienza che cambia la vita e che ti apre gli occhi.” Nel momento in cui ti immergi in questo cammino, iniziano a presentarsi nuove prospettive, la percezione che hai di te stesso cambia… cambia in modo radicale.  Ma questa non è l’unica risposta ricevuta… “Connessione!” Grazie al laboratorio-U entri in contatto con altre persone ad un livello umano più profondo tale da rendere queste connessioni molto più forti del normale. Infine, l'impatto sul lavoro: molti dei nostri studenti, dopo il corso, rinascono, cambiano carriera, avviano imprese o progetti, affrontano in modo propositivo il loro percorso professionale e sociale.  Non è il caso di tutti, ma sappiamo che molti, molti giovani, grazie al laboratorio-U hanno cambiato il modo in cui conducono la loro vita e la loro carriera professionale. L'esperienza U-lab ti aiuta ad andare oltre il download! La tua vita non è più un download del passato. L’U-lab ti permette di accedere a nuove prospettive e possibilità che forse già hai, ma che non riesci a vedere.  
 
 
 
 
 
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