
INTERVISTA CON Battista Cualbu
(Presidente regionale di Coldiretti Sardegna)
“OLTRE L’AGGIUSTAMENTO DEL PREZZO: LA PROTESTA DEI PASTORI IN SARDEGNA”
C’è chi produce, chi trasforma, chi vende e chi consuma… Questa, in Strategia aziendale è detta catena del valore o spesso anche supply chain. Molti di noi non sappiamo che il 70% del latte italiano è prodotto in Sardegna e che il 60% del latte sardo è destinato alla produzione del Pecorino Romano DOP. La protesta dei pastori in Sardegna è nata dal fatto che i caseifici a causa delle eccedenze di pecorino hanno dovuto offrire un prezzo di remunerazione troppo basso ai pastori (60 centesimi al litro), ben al di sotto della soglia che copre i costi di produzione dei pastori (77 centesimi). L’accordo raggiunto l’8 marzo (74 centesimi al litro) non è sufficiente a coprire tali costi. E’ evidente che la protesta è il sintomo di un modello che non funziona bene in cui si verificano numerose inefficienze e disequilibrio nella distribuzione del valore. La vera soluzione va ricercata in una ristrutturazione e nella costruzione di una vera filiera, davvero trasparente e che sappia programmare seriamente. C’è in gioco stabilità sociale, sostenibilità ecologica e futuro dei giovani. Di questo e di altro abbiamo parlato con Battista Cualbu, Presidente Coldiretti Sardegna.
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INTERVISTA - (Maggio 2019)
L’intervista è stata realizzata ad Aprile e pubblicata nel mese di Maggio 2019 su www.lteconomy.org
Oggetto: Sostenibilità filiera dei prodotti caseari in Sardegna
Highlight
- La Sardegna produce ogni anno circa 300milioni di litri di latte ovino, circa il 70 per cento del totale italiano. Di questi 300milioni di litri oltre il 60 per cento vengono trasformati da 37 caseifici in Pecorino romano Dop, formaggio che condiziona il prezzo del latte da pagare ai pastori.
- Premesso che a noi l’accordo (dell’8 Marzo) non piace. Abbiamo firmato e ce ne assumiamo le responsabilità ma il prezzo di acconto di 74 centesimi non paga neppure i costi di produzione e la griglia.
- L’accordo vale per un anno e lo interpretiamo come un punto di partenza… Riteniamo comunque che il latte ai pastori non può essere pagato sotto i costi di produzione.
- Adesso bisogna lavorare nella direzione della ristrutturazione e nella costruzione di una vera filiera, davvero trasparente e che sappia programmare seriamente.
- Coldiretti non si è fermata alla proposta ma abbiamo anche praticato ciò che diciamo con l’industria di trasformazione Biraghi di Cuneo. Un progetto di filiera che parte dal riconoscimento del giusto prezzo ai pastori.
- Un’altra proposta che è già sul tavolo della presidenza e dell’assessorato all’agricoltura è quella della costituzione di un Consorzio di secondo livello… Si tratterebbe di aggregare in un unico Consorzio tutte le cooperative che producono Pecorino romano (il 60 per cento del Pecorino romano), consentendogli di esercitare e imprimere nel mercato la propria forza.
- La tracciabilità dei prodotti è fondamentale. Chi acquista deve avere gli strumenti per scegliere consapevolmente.
- Con Campagna Amica accorciamo la filiera mettendo in contatto chi produce e chi consuma…In questo modo si coltivano gli interessi sia dell’agricoltore che del consumatore, si contrasta l’abbandono delle campagne di solito quelle più marginali, si sviluppa il turismo rurale, si fa bene all’ambiente con meno imballaggi e meno produzione di CO2, si tutelano le biodiversità e il paesaggio.
- Il problema è la visione riduzionista di questo modello. Se non si guarda al sistema in modo olistico, l’economia e destinata a perdersi nel lungo periodo. Qualsiasi manovra effettuata con il supporto di teorie tradizionali economiche, e con modelli economici obsoleti non funziona.
- Ma la stessa nuova agricoltura, sempre più sostenibile, innovativa, sociale, didattica e tanto altro, vede protagonisti i giovani… Da 12 anni promuoviamo un premio per i giovani agricoltori under 40, gli Oscar green… C’è molto da fare per i giovani ma spesso sono loro stessi grazie all’agricoltura ad essere die esempio e stimolo per i loro coetanei.
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"La Sardegna produce ogni anno circa 300milioni di litri di latte ovino,
circa il 70 per cento del totale italiano. Di questi 300milioni di litri oltre il 60 per cento
vengono trasformati da 37 caseifici in Pecorino romano Dop, formaggio che condiziona
il prezzo del latte da pagare ai pastori."
1. Domanda: Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una serie di proteste da parte dei pastori sardi contro regole di mercato inique. Potrebbe in breve spiegare alla nostra comunità (Long Term Economy) l’oggetto della protesta?
La questione del prezzo del latte ovino si ripresenta ciclicamente ed è dovuta sia alla incapacità organizzativa del mondo della trasformazione che alla poca trasparenza presente lunga la filiera dove appunto si annidano forti speculazioni che penalizzano i due estremi, da una parte il pastore che produce e dall’altra il consumatore finale.
L’ultima vertenza è cominciata l’autunno scorso. Come Coldiretti Sardegna denunciammo che il prezzo proposto dai caseifici per la remunerazione del latte ai pastori (60 centesimi al litro) era impresentabile in quanto al di sotto dei costi di produzione (che secondo gli studi di Ismea si attestano sui 77 centesimi) e per l’ennesima volta si scaricavano sui pastori le incapacità dei trasformatori del latte in Pecorino romano che avevano splafonato le quote di produzione causandone il crollo del prezzo.
Manifestazione (12 febbraio 2019) a Montecitorio per uscire dalla crisi
Per essere più chiaro. La Sardegna produce ogni anno circa 300milioni di litri di latte ovino, circa il 70 per cento del totale italiano. Di questi 300milioni di litri oltre il 60 per cento vengono trasformati da 37 caseifici in Pecorino romano Dop, formaggio che condiziona il prezzo del latte da pagare ai pastori.
Questi caseifici, attraverso il Consorzio di tutela del Pecorino romano, hanno stabilito delle quote di produzione approvate dal Ministero, per evitare eccessi di produzione e mantenere il mercato stabile. Solo che, viste anche le irrisorie penalità (16 centesimi ogni kg di formaggio prodotto in più rispetto a quello assegnato), di 37 solo 2 la scorsa annata hanno rispettato queste quote mentre gli altri 35 le hanno superate. Alla fine c’è stata una sovrapproduzione di 60mila quintali di Pecorino romano; se ne sono prodotti 340mila quintali anziché 280mila. Questo ha fatto si che l’offerta del Pecorino nel mercato fosse più alta della domanda causandone il crollo del prezzo.
Ma come sempre a pagare sono i pastori, perché il prezzo del latte è stabilito dai caseifici in base alle vendite del Pecorino.
“Adesso bisogna lavorare nella direzione della ristrutturazione e nella costruzione di una vera filiera,
davvero trasparente e che sappia programmare seriamente.”
2. Domanda: L’8 marzo è stato siglato un accordo fra produttori e trasformatori ad un prezzo di 74 centesimi al litro. Può spiegarci come funzionano le griglie di prezzo e quale è il livello di prezzo minimo affinché le attività del produttore medio in Sardegna siano economicamente sostenibili?
Premesso che a noi l’accordo non piace. Abbiamo firmato e ce ne assumiamo le responsabilità ma il prezzo di acconto di 74 centesimi non paga neppure i costi di produzione e la griglia (che di seguito spiego) è molto sbilanciata verso i trasformatori. Siamo stati indeboliti dagli ultimi atti di delinquenza e vandalismo di qualcuno che ha approfittato della protesta dei pastori bruciano dei camion utilizzati per trasportare il latte dagli ovili nei caseifici. Questi atti anche se lontani dalla cultura dei pastori, ci hanno comunque indebolito. C’erano seri problemi di ordine pubblico. L’accordo vale per un anno e lo interpretiamo come un punto di partenza. Adesso bisogna lavorare nella direzione della ristrutturazione e nella costruzione di una vera filiera, davvero trasparente e che sappia programmare seriamente.
“Riteniamo comunque che il latte ai pastori non può essere pagato sotto i costi di produzione.”
Per quanto riguarda l’accordo firmato l’8 marzo in prefettura a Sassari, dopo che Regione, ministero dell’Interno e delle Politiche Agricole hanno messo sul tavolo circa 50 milioni di euro per il mondo della trasformazione da investire in diverse misure, si è deciso tra le altre cose di pagare il latte in acconto ai pastori a 74 centesimi al litro e saldarlo poi a novembre in base al prezzo medio annuale (ottobre 2018 – novembre 2019) del Pecorino romano Dop. Si è cercato un metodo oggettivo per ancorare il prezzo del Pecorino al prezzo latte (quantificando tutti i costi di trasformazione). In questo modo si è dato vita ad una griglia in cui all’aumentare del prezzo del pecorino cresce anche quello del latte. Ma questa griglia, ripeto è lontana da quella che abbiamo proposto noi. Inoltre è ancorata solo al prezzo del Pecorino romano e non agli altri pecorini le cui quantità non sono trascurabili, parliamo più o meno di 210mila quintali su 550mila totali.
Riteniamo comunque che il latte ai pastori non può essere pagato sotto i costi di produzione. Lo vieta anche la legge (articolo 62 della legge 1 del 2012) ed infatti abbiamo denunciato gli industriali caseari per questo: sono previste sanzioni oltre i 3 milioni. E aldilà della legge è moralmente inqualificabile pagare un prodotto meno di quanto si spende per produrlo. Quindi prezzo minimo garantito e poi siamo aperti al mercato, ma libero e trasparente. E per affrontarlo serve programmazione, diversificare, proporsi in nuovi mercati. Ma questo è il tallone di Achille di chi trasforma e non di chi produce.
Alcuni numeri sul latte in Italia
Fonte: Coldiretti
“Comunque Coldiretti non si è fermata alla proposta ma abbiamo anche praticato
ciò che diciamo con l’industria di trasformazione Biraghi di Cuneo. Un progetto di filiera
che parte dal riconoscimento del giusto prezzo ai pastori.”
3. Domanda: Considerato il consorzio di tutela del pecorino romano DOP a cui ogni anno è destinato più della metà del latte sardo, per la restante quasi metà la Coldiretti ha in mente progetti condivisi tra gli operatori per 1) cavalcare l’onda dell’esigenza di tracciabilità, 2) rispondere alle esigenze di sostenibilità ecologica, sociale ed economica richieste anche dalle UN (17 SDG); 3) intercettare eventuali finanziamenti messi a disposizione dalla UE?
Coldiretti Sardegna è da tempo che parla di accordi di filiera. Da anni chiediamo l’interprofessionale dove tutti gli attori della filiera possano sedersi e programmare. Ma deve essere un organo in cui sia data pari dignità a tutti e sia messo nelle condizioni di poter condividere in trasparenza tutti i dati del comparto e poter programmare. In Sardegna l’organismo interprofessionale è nato anche se si è trattato di un aborto perché è praticamente fermo. Comunque Coldiretti non si è fermata alla proposta ma abbiamo anche praticato ciò che diciamo con l’industria di trasformazione Biraghi di Cuneo. Un progetto di filiera che parte dal riconoscimento del giusto prezzo ai pastori (e non viceversa come avviene di consuetudine in Sardegna dove il prezzo del latte è una conseguenza di quella del formaggio e addirittura di uno solo pecorino sebbene quello più prodotto). Nel progetto sono state coinvolte due cooperative, non riguarda grandi quantità di pecorino ma sta dimostrando che è un progetto che si regge economicamente. Inoltre sta anche dimostrando che dalla collaborazione tra le parti possono nascere anche altri progetti interessanti per il comparto. Cosa che stiamo facendo.
Un’altra proposta che è già sul tavolo della presidenza e dell’assessorato all’agricoltura è quella della costituzione di un Consorzio di secondo livello. Un progetto snello e semplice quanto pratico che consentirebbe quella concorrenza da più parti auspicata. Si tratterebbe di aggregare in un unico Consorzio tutte le cooperative che producono Pecorino romano: si unirebbe una parte oggi disaggregata che produce oltre il 60 per cento del Pecorino romano, consentendogli di esercitare e imprimere nel mercato la propria forza. Una governance sociale globale di alto livello guidato da un management adeguato. Compito del Consorzio di secondo livello è quello pianificare la produzione annua; implementare una strategia di marketing; collaborare con università e centri di ricerca per promuovere la diversificazione delle produzioni; favorire la gestione delle eccedenze del prodotto con una immissione programmata sul mercato e la promozione di nuove produzioni preventivamente concordate con il mercato.
“Non dimentichiamoci inoltre che il cosiddetto Italian sounding vale
oggi nel mondo 100 miliardi di euro, con un aumento record del 70%
nel corso dell’ultimo decennio e il Pecorino romano è uno dei prodotti più imitati.”
La tracciabilità dei prodotti è fondamentale. Chi acquista deve avere gli strumenti per scegliere consapevolmente. E’ una battaglia storica della Coldiretti. In questo momento stiamo coordinando una Ice, sostenuta da varie organizzazioni in tutta Europa, con l’obiettivo di estendere l’etichetta di origine obbligatoria a tutti i prodotti alimentari.
Ma occorre anche rafforzare i controlli delle importazioni. Un passo storico si è compiuto con la caduta del segreto di Stato sui cibi stranieri che arrivano in Italia. Sarà finalmente possibile conoscere il nome delle aziende che importano gli alimenti dall’estero grazie al pronunciamento del Consiglio di Stato del 6 marzo 2019 sull’accesso ai dati dei flussi commerciali del latte e dei prodotti lattiero caseari oggetto di scambio intracomunitario e provenienti dall’estero detenuti dal Ministero della Salute e fino ad ora preclusi per ragioni pretestuose. Bisogna continuare su questa strada.
E’ fondamentale che il Parlamento approvi immediatamente il Disegno di legge Caselli per la tutela della salute pubblica e il contrasto delle frodi in commercio di prodotti alimentari, visto che nell’attuale codice non troviamo alcun tipo di risposta deterrente efficace.
Non dimentichiamoci inoltre che il cosiddetto Italian sounding vale oggi nel mondo 100 miliardi di euro, con un aumento record del 70% nel corso dell’ultimo decennio e il Pecorino romano è uno dei prodotti più imitati.
Un’altra nostra proposta è quella di valorizzare meglio il nostro prodotto. Da anni abbiamo attivato la misura del Psr sul benessere animale ma non lo abbiamo comunicata a nessuno. I consumatori lo apprezzerebbero come anche sapere che la Sardegna è anche la prima regione del Mediterraneo in cui si pratica l'allevamento degli animali al pascolo (il 70 % della superficie isolana). Le pecore si nutrono per l’80% dalle essenze foraggere spontanee o coltivate e questo rende inscindibile il legame dell'elevata qualità dei prodotti caseari e delle carni dalle forme paesaggistiche in cui sono ottenuti.
“Con Campagna Amica accorciamo la filiera mettendo in contatto chi produce e chi consuma…
In questo modo si coltivano gli interessi sia dell’agricoltore che del consumatore, si contrasta l’abbandono
delle campagne di solito quelle più marginali, si sviluppa il turismo rurale, si fa bene all’ambiente
con meno imballaggi e meno produzione di CO2, si tutelano le biodiversità e il paesaggio.”
4. Domanda: La Long Term Economy sta cercando di creare un modello e un network volto a creare un economia non più orientata alla speculazione ed al profitto di breve termine. Difende il bene comune, le risorse naturali, la stabilità sociale e culturale. Che progetti sta portando avanti Coldiretti Sardegna per tutelare le proprie risorse, la propria comunità e la propria cultura? State attivando progetti per migliorare l’economia locale? Crede la tecnologia potrà aiutarvi in questo?
Anche in questo caso lo stiamo già praticando con Campagna Amica, la rete di vendita diretta più grande del mondo tracciata e controllata sotto lo stesso brand. Con Campagna Amica accorciamo la filiera mettendo in contatto chi produce e chi consuma. Per ogni euro speso in un negozio o un supermercato per acquistare un alimento solo 15 centesimi vanno a chi produce il resto se lo dividono gli altri attori economici. In questo modo si coltivano gli interessi sia dell’agricoltore che del consumatore, si contrasta l’abbandono delle campagne di solito quelle più marginali, si sviluppa il turismo rurale, si fa bene all’ambiente con meno imballaggi e meno produzione di CO2, si tutelano le biodiversità e il paesaggio. E contemporaneamente il cittadino riscopre i sapori di una volta, consuma prodotti freschi e conosci chi li ha prodotti e con esso tutta la cultura e l’identità rurale. Campagna Amica non sono dei semplici mercati è una grande comunità di persone, attenta alla stagionalità, alla socialità, alla salute, all’ambiente, al territorio e alla riscoperta del benessere attraverso l’alimentazione consapevole.
Campagna Amica in Sardegna
“Ma la stessa nuova agricoltura, sempre più sostenibile, innovativa, sociale, didattica e tanto altro,
vede protagonisti i giovani… Da 12 anni promuoviamo un premio per i giovani agricoltori under 40, gli Oscar green…
C’è molto da fare per i giovani ma spesso sono loro stessi grazie all’agricoltura ad essere
di esempio e stimolo per i loro coetanei.”
5. Domanda: La società attuale sembra non essere più capace di dare risposte adeguate ai giovani e non essere capace di tutelare l’ambiente e la stabilità sociale. Che cosa proponete al riguardo?
Come Organizzazione stiamo dando il nostro contributo. Innanzitutto come Campagna Amica dove siamo a contatto con tantissimi giovani. Come detto nella precedente risposta è una grande rete che avvicina due mondi che si stavano allontanando, il cittadino dal mondo agricolo, e lo fa sia attraverso la narrazione dei produttori nei mercati dove non vendono ma presentano un territorio, una cultura, una storia. Lo fanno i nostri cuochi contadini nei loro agriturismo. Ma lo fanno anche nelle fattorie didattiche e in quelle sociali.
Coldiretti è impegnata da anni anche nel progetto “Educazione alla Campagna Amica” che coinvolge alunni delle scuole elementari e medie in tutta Italia che partecipano a lezioni in programma nelle fattorie didattiche e nei laboratori del gusto organizzati nelle aziende agricole e in classe (in Sardegna solo quest’anno incontreremo oltre 15mila alunni). L’obiettivo è quello di formare dei consumatori consapevoli sui principi della sana alimentazione e della stagionalità dei prodotti per valorizzare i fondamenti della dieta mediterranea e ricostruire il legame che unisce i prodotti dell’agricoltura con i cibi consumati ogni giorno e fermare il consumo del cibo spazzatura.
Ma la stessa nuova agricoltura, sempre più sostenibile, innovativa, sociale, didattica e tanto altro, vede protagonisti i giovani. Siamo la nazione con più giovani agricoltori under 35, circa 50mila, e la Sardegna è in media con questi dati. Coldiretti ha sempre creduto e stimolato i giovani spesso in solitudine. Da 12 anni promuoviamo un premio per i giovani agricoltori under 40, gli Oscar green, che ha avuto ed ha il merito di dare consapevolezza ai giovani di quanto fanno e incoraggia chi vuole affacciarsi e intraprendere questa carriera. Oggi i giovani investono nella terra con consapevolezza, sempre più spesso dopo aver conseguito il diploma o la laurea. C’è molto da fare per i giovani ma spesso sono loro stessi grazie all’agricoltura ad essere die esempio e stimolo per i loro coetanei.
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