
INTERVISTA CON Angela Maria Marchetti
(Fondatrice e Presidente dell’azienda tessile ‘I Am Bambù’)
“PRODURRE CAPI DI ABBIGLIAMENTO CON IL BAMBÙ”
Premessa
L'industria tessile (la fashion industry) è una delle più redditizie e allo stesso tempo inquinanti della Terra. Produce un fatturato annuo di 1.500 miliardi di euro e oltre un miliardo di vestiti all’anno. Se si pensa poi che la produzione mondiale di indumenti è destinata ad aumentare del 63% entro il 2030, appare ovvio che l’industria tessile avrà un impatto sempre maggiore sull’ambiente e sull’ecosistema terrestre. In questa prospettiva stanno nascendo diverse iniziative che tendono a modificare il modo in cui è concepito il processo produttivo e di consumo nel settore tessile. Una di queste è I Am Bambù, un brand di moda ecosostenibile che utilizza le fibre di bambù per confezionare capi di abbigliamento eco-friendly. Come è nata l’idea di creare capi di abbigliamento dal bambù? Perché il bambù e non altre colture eco-sostenibili? Occorre un know how particolare? Che cosa è la certificazione a ciclo chiuso? Angela Maria Marchetti, fondatrice di ‘I Am Bambù,’ ha risposto a queste e ad altre domande.
Angela Maria Marchetti. Angela Maria Marchetti è nata a Rovereto. È scrittrice e insegnante di letteratura inglese in un liceo di Trento. Nel 2010 ha fondato I Am Bambù, un importante brand di moda eco-sostenibile.
I Am Bambù: I Am Bambù è un brand di moda ecosostenibile fondato da Angela Maria Marchetti nel 2010. Questa impresa tessile utilizza fibre di bambù per produrre vestiti eco-friendly e dermo-compatibili, dalle innovative qualità traspiranti, termoregolatrici ed assorbenti.

L’intervista è stata realizzata nel mese di agosto 2017 e pubblicata nel mese di gennaio 2018 sul sito www.lteconomy.it
Oggetto: Produzione di capi di abbigliamento eco-sostenibili
L’intervista è stata realizzata da:
Highlight
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…Avendo avuto esperienza nel campo della moda, …mi sono chiesta: “come si esaltano al meglio le proprietà del bambù fatto tessuto?” …e la risposta: “a contatto diretto della pelle”. Quindi ho iniziato con capi da intimo dailywear. Nel mio armadio il bambù ha sostituito cotone, lana e ovviamente tutti i sintetici.
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La difficoltà maggiore che incontro ogni giorno è il confrontarmi con la tendenza a fare il peggio con il maggior profitto possibile. E questo concetto è esattamente opposto alla mission di ‘I Am Bambù.’ Il mio mantra è “I may not be perfect but I’m doing my best”.
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…Il mio business è la materializzazione di una visione che vuole usare un prodotto naturalmente eco-friendly come il bambù per sviluppare una consapevolezza di azione social-friendly.
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Il bambù come pianta (in realtà è un erbaceo) non necessita di prodotti chimici ed è questo un motivo fondamentale per cui l’ho scelto… Il bambù come tessuto è più traspirante della seta, più termoregolante della lana, più assorbente del cotone, non odora come i sintetici e la sua morbidezza è imbattibile.
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Oltre agli USA anche il Nord Europa è sicuramente più vocato a questo tipo di mercato. Tra i miei clienti ho anche russi, arabi per le qualità termoregolanti dei miei prodotti. Ma in questi anni ho notato una maggiore consapevolezza anche da parte della clientela italiana.
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Il presente di ‘I Am Bambù’ è la vita e il lavoro della sottoscritta. Per il futuro auspico sviluppo di risorse umane con cui condividere l’alto potenziale non ancora espresso della mia azienda.
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1. Gentile Angela Maria Marchetti, grazie per essere con noi. Lei è la fondatrice di I Am Bambù. Come nasce l’idea di questa originale impresa e quale tipo di abbigliamento produce?
L’idea nasce durante un trekking nella foresta di bambù di Maui alle Hawaii. Il vento e i fusti cavi del bambù hanno creato suoni ancestrali, che mi hanno conquistata ed ispirata. Ho scoperto le doti ecologiche di questo vegetale e che se ne poteva ottenere non solo arredo da giardino ma anche filato. La lampadina creativa della mia mente si è immediatamente illuminata e rientrata in Italia ho cercato di realizzare questa visione. Avendo avuto esperienza nel campo della moda, ho pensato al settore fashion ma poi mi sono chiesta: “come si esaltano al meglio le proprietà del bambù fatto tessuto?” e la risposta immediata che mi sono data è stata: “a contatto diretto della pelle”. Quindi ho iniziato la mia avventura con capi da intimo dailywear. Nel mio armadio il bambù ha sostituito cotone, lana e ovviamente tutti i sintetici. Ho iniziato ad usare le mie creazioni anche praticando sport sperimentando su me stessa le proprietà di traspirabilità, termoregolazione, potere antiodorante. Ed ecco nata la linea sportiva. La morbidezza del tessuto e la creatività mi hanno convinto a continuare e sviluppare comunque la linea dailywear. Ora produco 5 tipi di tessuto diverso a seconda delle esigenze delle mie collezioni.
I Am Bambù - Linea daily wear
Fonte: I Am Bambù
2. La sua impresa usa le fibre delle piante di bambù coltivante sull’isola di Maui (Hawaii) mentre la produzione artigianale degli abiti avviene in Italia? Ci racconterebbe le ragioni e le peculiarità di questa articolazione produttiva?
In realtà il bambù, come materia prima che utilizzo, viene dal sudest asiatico, perché sono loro che hanno una storica tradizione e know-how nella lavorazione nel bambù. Le aziende serie forniscono prodotti certificati e fuori da ogni contesto di sfruttamento sociale. A Maui esiste una bambù nursery con più di cento specie di bambù ma non hanno il know-how e nemmeno le risorse economiche per competere.
Perché ho scelto un made in Italy del tessuto, del prodotto e persino del packaging? Perché io le cose o le faccio bene o non le faccio e soprattutto le voglio controllare personalmente.
3. Ci illustrerebbe qual è il know-how (tecnologie particolari) richiesto e quali le difficoltà che ha incontrato per la creazione e la gestione di questo tipo di azienda tessile ecosostenibile?
La difficoltà maggiore che incontro ogni giorno è il confrontarmi con la tendenza a fare il peggio con il maggior profitto possibile. E questo concetto è esattamente opposto alla mission di I Am Bambù. Il mio mantra è “I may not be perfect but I’m doing my best” e purtroppo dal lato produttivo ci si scontra con una realtà che tende al contrario. Ma questo mio modus operandi si riflette nel prodotto finale ed è ciò che la mia clientela apprezza. Il mio business è la materializzazione di una visione che vuole usare un prodotto naturalmente eco-friendly come il bambù per sviluppare una consapevolezza di azione social-friendly.
I Am Bambù – Linea sportiva
Fonte: I Am Bambù
4. Oltre al Bambù ci sono altre materie prime considerate eco-sostenibile (Cotone, canapa etc…). Perché ha scelto di usare il bambù per i suoi tessuti? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi nell’utilizzare questa materia prima?
Il bambù come pianta (in realtà è un erbaceo) non necessita di prodotti chimici ed è questo un motivo fondamentale per cui l’ho scelto. Se poi aggiungiamo le caratteristiche del tessuto, il quadro è fatto. Il bambù come tessuto è più traspirante della seta, più termoregolante della lana, più assorbente del cotone, non odora come i sintetici e la sua morbidezza è imbattibile. Ovviamente per ottenere tutto ciò è fondamentale il processo lavorativo. Per questo motivo uso tessuti di mia produzione. Se la lavorazione è naturale, il prodotto finito ha le caratteristiche del vegetale, quindi strong & flexible, è duraturo ed elastico naturale, morbido, termoregolante, antibatterico e traspirante. Il grande svantaggio è che il processo lavorativo è impegnativo e richiede tempo. Tanto per fare un esempio, prima di tagliare il tessuto, bisogna farlo riposare in orizzontale almeno per una notte. Per questo la maggior parte dei produttori usano solo una minima percentuale di bambù aggiungendolo ad esempio al cotone. Per questo considero I Am Bambù come la mia “passionale follia”.
5. I Am Bambù utilizza la lavorazione certificata a ‘ciclo chiuso.’ Ci spiegherebbe in cosa consiste e perché tutte le imprese dovrebbero avere questa certificazione?
La lavorazione a ciclo chiuso garantisce l’utilizzo efficiente delle risorse a disposizione, il riutilizzo dei propri scarti di lavorazione promuovendo un processo di lavorazione rispettoso dell’ambiente. E questo mi pare un ottimo motivo.
I Am Bambù – Abbigliamento intimo
Fonte: I Am Bambù
6. Lei ha iniziato a produrre capi nel 2010. In questi anni è aumentata la domanda di prodotti tessili diversi e fatti in modo-ecosostenibile? Quali sono i Paesi dove i consumatori tendono ad indirizzare le proprie scelte verso questi capi innovativi?
La mia prima produzione è del 2010 e il mio primo ordine è finito in un centro yoga di Maui. Per me è stata la prova che ero sulla strada giusta per un mercato internazionale. Oltre agli USA anche il Nord Europa è sicuramente più vocato a questo tipo di mercato. Tra i miei clienti ho anche russi, arabi per le qualità termoregolanti dei miei prodotti. Ma in questi anni ho notato una maggiore consapevolezza anche da parte della clientela italiana dovuto sia ad maggiore interesse per i prodotti eco sia perché in tempo di crisi si tende a comprare poco e bene anziché sperperare i soldi nella bassa qualità.
7. Lei opera nel Tessile eco-sostenibile. Tuttavia, secondo diverse ricerche, l’industria tessile risulta essere tra le più inquinante. Come si potrebbe migliorare la sostenibilità dell’intero settore?
Più informazione e meno generalizzazione. Più controllo ma anche fiducia e capacità di distinguere apparenza da essenza.
8. Quali sono i suoi progetti per il futuro? Quali consigli vuole dare agli imprenditori che vogliono fare un salto nell’eco-sostenibilità e in modo particolari ai giovani che vogliono intraprendere questa strada?
Il presente di I Am Bambù è la vita e il lavoro della sottoscritta. Per il futuro auspico sviluppo di risorse umane con cui condividere l’alto potenziale non ancora espresso della mia azienda. Ai giovani mi sento di consigliare di operare con passione, coscienza e tenacia.
Lo showroom di ‘I Am Bambù’ a Trento
Fonte: I Am Bambù
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