Rino Di Stefano (Energia pulita infinita)

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INTERVISTA CON Rino Di Stefano 
(Giornalista)  


Premessa

L’economia mondiale è basata sull’energia. Per il petrolio si fanno guerre, si cambia la geopolitica e si assoggettano interi popoli. Che cosa accadrebbe se, da un giorno all’altro, ci si rendesse conto che si può fare a meno del petrolio? Diverse inchieste mettono in risalto come scienziati come Nikola Tesla ed Ettore Majorana siano arrivati a progettare macchine in grado di produrre energia pulita infinita a costi quasi nulli…  

Tuttavia, gli interessi in gioco sono così forti da dissuadere i governi e l’establishment mondiale (almeno per il momento) a intraprendere una strada simile… Riusciremo a liberarci dalla dipendenza del petrolio e dai problemi che il suo eccessivo utilizzo comporta? Il giornalista Rino Di Stefano ha indagato a fondo sul tema dell’energia pulita a costo zero e ci ha concesso un’intervista per chiarirci meglio le idee su questa tematica controversa e al momento ancora poco chiara. 

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 (a cura di Dario Ruggiero)
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Rino Di Stefano: nato nel 1949 a Genova, ha studiato Scienze Politiche all'Università di Genova e Giornalismo negli Stati Uniti, dove nel 1977 ho conseguito un college degree. E’ stato allievo del Salzburg Seminar of American Studies presso lo Schloss Leopoldskron di Salisburgo, in Austria. Scrittore e traduttore, ha trascorso quasi interamente la sua attività lavorativa nel quotidiano nazionale “Il Giornale” di Indro Montanelli, occupandosi di cronaca, politica, economia, esteri e cultura. Ha pubblicato quattro saggi e due romanzi, uno dei quali ha ricevuto due premi letterari: uno in Italia e uno negli Stati Uniti. Da anni si occupa prevalentemente di giornalismo investigativo. Recentemente è stato insignito del Premio Nazionale Cronache del Mistero 2016 per le sue ricerche e per i suoi articoli sul caso Majorana.

 
Rino di Stefano (Blog):
 
Prima conferenza sul caso Majorana:
 
Seconda conferenza sul caso Majorana:
 
 
 
INTERVISTA - (Novembre 2016)
Intervista realizzata e pubblicata nel mese di Novembre 2016 
Oggetto: Inchiesta su modelli energetici alternativi - raggio della morte ed energia pulita


 

Highlight 

  • La storia del raggio della morte e dell’energia pulita infinita ci riporta nel 1976 quando una persona di nome Rolando Pelizza aveva offerto al governo italiano, allora presieduto da Giulio Andreotti, l’usufrutto di una macchina in grado di annichilire la materia, producendo grandi quantità di energia pulita a costo quasi zero. Oggi, come nel 1976, le nostre conoscenze di fisica non ci consentono di ottenere un simile risultato.
  • La trasformazione da materia solida a energia pura sarebbe in grado di alimentare grandi turbine, che potrebbero produrre enormi quantità di elettricità. Ma questo è solo un esempio, perché in effetti gli impieghi ad uso civile di questa tecnologia sarebbero infiniti
  • L’economia mondiale è basata sull’energia. Per il petrolio si fanno guerre, si cambia la geopolitica e si assoggettano interi popoli. Che cosa accadrebbe se, da un giorno all’altro, ci si rendesse conto che si può fare a meno del petrolio?Gli interessi in gioco sarebbero così forti da dissuadere qualunque governo a intraprendere una strada simile
  • Se, per pura ipotesi, dessimo per scontato l’avallo della scienza alla nuova tecnologia, i costi sarebbero irrisori. Una macchina in grado di coprire 8 metri cubi di materiale (cioè di annichilire un volume di quella massa) costa circa 40mila euro. E sarebbe sufficiente a gestire una centrale elettrica…
  • La mia speranza, come cittadino del pianeta terra, è che questa storia passi dalle pagine dei giornali ai laboratori delle università. Se, come tutto lascia credere, ci trovassimo di fronte ad una nuova fisica che fosse in grado di aprire nuovi orizzonti all’umanità, allora ci sarebbe da augurarsi che quella fisica diventasse materia di studio in tutti gli atenei... 

 
 
 
Domanda 1: Salve Rino e benvenuto. In diversi suoi articoli e conferenze parla di Raggio della Morte e di Energia Pulita. Puoi dirci di cosa si tratta?
 
Risposta
Mi sto occupando di questi argomenti dal 2009, quando un imprenditore genovese mi portò un dossier riservato su una strana fondazione religiosa con sede a Vaduz, nel Liechtenstein. Come poi ebbi modo di scoprire, era una falsa pista; ma mi portò ad alzare il velo su una storia, vera e reale, che riguardava un uomo di cui si era interessata la cronaca fin dal 1976: Rolando Pelizza. Questo signore in quell’anno aveva offerto al governo italiano, allora presieduto da Giulio Andreotti, l’usufrutto di una macchina in grado di annichilire la materia, producendo grandi quantità di energia pulita a costo quasi zero. Oggi, come nel 1976, le nostre conoscenze di fisica non ci consentono di ottenere un simile risultato. Eppure, già nel 1976, il professor Ezio Clementel, allora presidente del CNEN, esaminando i risultati della macchina, scrisse che quella tecnologia andava ben oltre i limiti di quella da noi conosciuta. Questi documenti, insieme a filmati dell’epoca, sono giunti fino a noi. Come sempre succede in questi casi, le voci si propagano e ben presto la questione viene a conoscenza del Dipartimento di Stato USA che informa subito il presidente Gerald Ford. Per farla breve, il governo americano voleva che la macchina venisse utilizzata a fini bellici, ma Pelizza non voleva. Subentra quindi il governo belga, allora presieduto da Leo Tindemans, ma anche in questo caso le trattative falliscono quando i belgi chiedono a Pelizza di distruggere un carro armato. Fin qui la storia ufficiale e documentata, ampiamente infarcita con interventi dei servizi segreti italiani, americani e belgi. Dalla fine degli anni Settanta ad oggi entriamo invece nel mare della clandestinità, dove pare abbia nuotato, con alterna fortuna, lo stesso Pelizza, sempre all’ombra di oscure presenze straniere.    
 
 
Domanda 2: In particolare, perché questo tipo di energia sarebbe migliore delle fonti attualmente in uso?
 
Risposta
Secondo la descrizione che mi è stata fatta della misteriosa macchina, essa sarebbe in grado di produrre positroni, e cioè elettroni con carica positiva, che colpendo la materia (composta da elettroni con carica negativa) la annichiliscono all’istante. Inoltre, tale macchina sarebbe in grado di selezionare il materiale che si vuole colpire. La trasformazione da materia solida a energia pura sarebbe in grado di alimentare grandi turbine, che potrebbero produrre enormi quantità di elettricità. Ma questo è solo un esempio, perché in effetti gli impieghi ad uso civile di questa tecnologia sarebbero infiniti. Ho visto dei progetti che prevedono l’utilizzo di spazzatura da annichilire per alimentare centrali elettriche di nuovo tipo. Tra l’altro, parlando di annichilimento, non ci sarebbero neanche rifiuti tossici scaricati nell’aria: semplici filtri bloccherebbero eventuali polveri di risulta. Ho visto anche progetti per smaltire, annichilendole, scorie nucleari. Tuttavia, il problema vero di questa tecnologia, è la necessità che venga riconosciuta dalla scienza ufficiale. Servono studi accademici che certifichino l’efficienza di quel macchinario e ne interpretino la fisica. Se non si ottiene questo risultato, la macchina di Pelizza rischia di passare alla storia come una delle tante leggende metropolitane dei nostri tempi.   
 
 
Domanda 3: Se è tanto superiore, perché questo modello energetico non viene utilizzato?
 
Risposta
Qualunque invenzione rivoluzionaria rischia di lasciarsi alle spalle vittime e disastri. Pensiamo solo per un attimo a che cosa potrebbe accadere al mondo, così come lo conosciamo, se improvvisamente saltasse fuori qualcosa che rendesse inutili e primitivi i carburanti fossili. L’economia mondiale è basata sull’energia. Per il petrolio si fanno guerre, si cambia la geopolitica e si assoggettano interi popoli. Che cosa accadrebbe se, da un giorno all’altro, ci si rendesse conto che si può fare a meno del petrolio? Che potrebbe mai succedere se si scoprisse che grandi industrie potrebbero soddisfare la propria necessità energetica, a tempo indeterminato, semplicemente utilizzando un dispositivo di quel genere, alimentato con pochi grammi di polvere di ferro? Gli interessi in gioco sarebbero così forti da dissuadere qualunque governo a intraprendere una strada simile. Ho le prove che recentemente un governo italiano ha preferito lasciar perdere quando Pelizza si è offerto di donare, a titolo puramente gratuito, la sua macchina allo Stato.
 
 
Domanda 4: Esistono già macchine o altri strumenti che utilizzano questo tipo di energia? In quanto tempo potrebbe essere sviluppato un modello energetico siffatto e sarebbe in grado di coprire i fabbisogni energetici globali?
 
Risposta
Non sono un tecnico, ma soltanto una persona informata sui fatti. Se, per pura ipotesi, dessimo per scontato l’avallo della scienza alla nuova tecnologia, i costi sarebbero irrisori. Una macchina in grado di coprire 8 metri cubi di materiale (cioè di annichilire un volume di quella massa) costa circa 40mila euro. E sarebbe sufficiente a gestire una centrale elettrica. Nel 1999 un preventivo per realizzare “una centrale termoelettrica polivalente con alimentazione a rifiuti solidi e tossici, con una torre di ionizzazione”, veniva quantificato in 100 milioni di dollari USA. Tale centrale, si specificava nel progetto, utilizzava “turbine realizzate dalla Nuova Pignone, nel modello NHG, che sviluppano una potenza di 50 MW ad una pressione di 140 Bar ed una temperatura di 540°C”. Ma, ripeto, questi sono tutti dati che devono essere verificati da chi ha la competenza per farlo.
 
 
Domanda 5: Secondo lei ci sono speranze di sviluppare modelli energetici decisamente meno impattanti per il pianeta nel breve termine? Da dove dovrebbe venire la svolta?
 
Risposta
La mia speranza, come cittadino del pianeta terra, è che questa storia passi dalle pagine dei giornali ai laboratori delle università. Se, come tutto lascia credere, ci trovassimo di fronte ad una nuova fisica che fosse in grado di aprire nuovi orizzonti all’umanità, allora ci sarebbe da augurarsi che quella fisica diventasse materia di studio in tutti gli atenei. Come giornalista, invece, temo che gli interessi mondiali, soprattutto delle maggiori potenze, non mancherebbero di interferire nello sviluppo della nuova scienza. Basti pensare al discorso sul caso Majorana. Durante la mia inchiesta è venuto fuori che l’inventore di quella macchina sia stato Ettore Majorana in persona. Lo scienziato scomparso nel 1938, infatti, si sarebbe rifugiato in un convento di clausura del Sud Italia dove nel 1958, per puro caso, avrebbe conosciuto Pelizza. Il quale, poi, sarebbe diventato il suo allievo. Ci sono fondati motivi (e ormai numerose prove certificate) che attestano la verità di questa versione dei fatti. Eppure, proprio per non avallare il discorso della macchina, qualcuno sta tirando fuori inverosimili e controverse storie, confondendo le acque e cercando di far credere che Majorana morì da qualche parte all’estero. Perché tutto questo dispendio di mezzi e risorse per promuovere una versione tanto diversa da quella più probabile? Chi paga? E perché? La risposta è che, nell’ombra, qualcuno non vuole che quella leggenda metropolitana diventi una realtà di fatto, con tutto ciò che ne consegue. Il futuro ci dirà come andrà a finire.  
 
 
  
 
 

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