Definizioni e Missione
Missione
L’obiettivo di questo sito è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e le principali istituzioni internazionali rispetto all’importante relazione che lega l’attuale modo di vivere alla futura esistenza dell’essere umano e delle altre forme di vita che abitano il pianeta. L’intelligenza di cui è dotato l’uomo e che lo distingue dagli altri esseri viventi è da un lato un privilegio che gli permette di avere una posizione di dominanza e, dall’altro, un fardello che gli impone l’importante compito di trovare la soluzione che possa garantire l’eternità a se stesso ed alle altre forme di vita.
A tal fine, il presente sito elaborerà con frequenza annuale una serie di misure volte a giudicare il comportamento dei singoli stati (e di tutti gli stati nel loro complesso) in accordo coi principi di un economia di lungo periodo. La nostra aspettativa è che le istituzioni internazionali prendano come punto di riferimento le presenti misure per incentivare comportamenti consoni alla Long term economy. E’ altresì auspicabile che i singoli stati adottino nella propria costituzione i principi presenti in questo sito.
Inoltre, attraverso una serie di partnership selezionate, il sito web mirerà a fornire informazioni precise ed aggiornate sui singoli temi che caratterizzano la Long term economy. In questo modo si garantiranno al visitatore una serie più ampia di informazioni sviluppate da specifiche organizzazioni sensibili ai singoli temi che formano le basi di un’economia indirizzata al lungo periodo.
Dal PIL a nuove misure
Oggi la performance di un paese è misurata attraverso la crescita del prodotto interno lordo pro capite (pil pro capite). Vediamo cosa c’è di buono e cosa di sbagliato in questa misura. Innanzitutto, per chi non conosce bene il significato di questa misura, il prodotto interno lordo sta ad indicare il valore totale dei beni e servizi prodotti all’interno di un paese nel corso dell’anno; il pil pro capite suddivide tale valore per il numero di persone che vivono in tale stato.
Procediamo adesso per ipotesi:
supponiamo che il mondo sia fatto di un solo paese e consideriamo il suo pil pro capite. Supponiamo che stiamo ad uno stato sociale primordiale per cui il prodotto interno lordo pro capite è molto basso (produciamo poco). In questa situazione è auspicabile che il pil pro capite cresca; in tal modo le persone che abitano il pianeta possono usufruire di una maggiore quantità e varietà di beni da consumare; sempre che il pil sia equamente distribuito tra la popolazione, il benessere medio aumenta. Tuttavia, al crescere del pil pro capite la sua utilità marginale si riduce sempre più (regola basilare della Microeconomia - quando abbiamo pochi beni, una unità aggiuntiva del bene è molto utile, ma quando i beni sono molti tale unità aggiuntiva diventa meno utile -). Abbiamo trovato due elementi che indeboliscono il pil pro capite quale misura del benessere di una popolazione di un paese:
- Non è detto che esso venga distribuito equamente;
- Ad un certo punto la sua utilità marginale inizia a ridursii
supponiamo che il mondo sia fatto da più paesi (come in realtà è). In questo caso il pil pro capite diventa anche il portafoglio che ha in media a disposizione il cittadino di un paese per acquistare beni di un altro paese. In questo caso la crescita del pil pro capite concorre a definire gli equilibri di potere nel mondo: le persone che vivono in un paese caratterizzato da redditi pro capite più elevati (gli americani ad esempio), andando in un paese con un reddito pro capite più basso, saranno più ricchi delle persone locali. In questo caso si possono ricavare le seguenti conclusioni:
- la crescita del pil pro capite diventa un parametro importante per assicurare ad un paese una posizione di rilievo all’interno degli equilibri mondiali;
- la corsa alla crescita del pil pro capite può determinare forti divergenze nella distribuzione della ricchezza nel mondoe può essere pericolosa oltre certi limiti per la stabilità degli equilibri mondiali;
- la corsa alla crescita del pil pro capite porta ad uno sfruttamento eccessivo delle risorse disponibili e questo può andare a danno dell’ambiente;
- in realtà sarebbe auspicabile un processo di convergenza dei pil pro capite che, tra l’altro, spinga le popolazioni ad evitare processi di migrazioni massive.
- Ipotesi c):
i paesi hanno la possibilità di emettere debito. In tale situazione lo Stato per poter restituire il debito deve emettere periodicamente nuovo debito. Se, tuttavia, il debito risulta eccessivo rispetto a quanto lo Stato produce (rapporto tra debito pubblico e pil elevato), il paese viene reputato troppo rischioso e non trova più creditori. Scatta il default. L’unico modo per ridurre il proprio indebitamento è incrementare il pil e generare avanzi primari (le entrate dello stato devono superarne le uscite). I paesi super indebitati di oggi vivono in una condizione di ricercare costantemente l’aumento del pil per evitare di entrare in default. Vivono in sostanza in una cronica dipendenza dalla ricerca dell’aumento del pil.
Per quanto detto, ad oggi, visto che i paesi non hanno firmato alcuna intesa di convergenza del pil pro capite, la crescita di tale parametro resta un mezzo di paragone importante tra i paesi. Tuttavia, pure sotto questa condizione, non è detto che il pil pro capite sia distribuito equamente tra la popolazione ed, inoltre, perseguirne indiscriminatamente la crescita può indurre a comportamenti dannosi per il benessere delle generazioni future.
Ne consegue che il pil pro capite va affiancato da altre variabili che tengano conto della capacità che ha un paese di garantire una qualità di vita migliore alle generazioni future. Tenendo conto dei principi su cui si fonda il concetto di Long term economy, si è individuato una serie di misure volte a valutare la performance di un paese nel senso sopra descritto. Tali misure vengono definite all’interno della discussione dedicata a ciascun principio.
E’ da dire, infine, che sforzi nel superare le debolezze del pil quale misura del benessere dei cittadini già sono stati fatti (si veda a riguardo the Commission on the Measurement of Economic Performance and Social Progress presieduta da Joseph Stiglitz); ciò che distingue le variabili utilizzate in questa sede e quelle già sperimentate in altri contesti di analisi è che negli altri casi si cerca di misurare il benessere attuale dei cittadini, in questo caso, invece, si intende sviluppare una serie di misure volte a controllare ed indirizzare il comportamento dei paesi nel favorire il benessere delle generazioni future.

I Principi
La Long Term Economy è basata essenzialmente su quattro principi, che verrano di segutio elencati, lo sviluppo e la pratica di questi principi sarà in grado di donare la sempre tanto agognata “eternità” all’uomo. I principi sono :
1) Principio 1 - Fondamentale: “L’uomo è nulla se non è in grado di garantirsi un futuro”
2) Principio 2 - Salvaguardia del pianeta: “Qualsiasi atto possa danneggiare il pianeta deve essere evitato a meno che l’effetto migliorativo non ne compensi i danni”
3) Principio 3 - Buon genitore: “adottare qualsiasi sacrificio economico di cui ne possano beneficiare i nostri figli”
4) Principio 4 – Tecnologia per integrarci nell’universo: “sviluppare le conoscenze e le tecnologie necessarie a preservare l’uomo e il pianeta dalle minacce esterne e permetterci un giorno di creare colonie nell’universo."
Gli Indicatori
Per ogni paese analizzato si fornisce una misura della suo allineamento a ciascuno dei principi che formano le basi della Long term economy (limitatamente al principio 2 al principio 3 ed al principio 4).
La media di questi tre indicatori ci fornisce poi la misura dell’allineamento di ciascun paese alla Long term economy.
Per la costruzione dell’Opposition to Pollution index (principio 2) sono state utilizzate le seguenti variabili:
1) emissioni di Co2 pro capite;
2) uso di energia;
3) percentuale di energia utilizzata attraverso lo sfruttamento di combustibili rinnovabili;
Le variabili sono state standardizzate in modo tale che, per ciascuna di esse, i paesi possono assumere un indicatore che va da 0 (peggior valore) a 1 (miglior valore); la media di questi indici ci dà il Principle 2 Indicator (o Earth proteico indicator). Per ciascuna variabile è stato utilizzato il relativo ultimo aggiornamento
Per la costruzione del Good Parent index (principio 3) sono state utilizzate le seguenti variabili:
1) Debito pubblico lordo in percentuale del Pil (un indebitamento maggiore oggi significa un debito maggiore da sopportare per i nostri figli in futuro);
2) indice di libertà economica (Economic freedom index – una maggiore libertà economica dà maggiori spazi di inserimento ai giovani che vogliono intraprendere una propria attività -);
3) indice di corruzione percepita (Corruption Perception Index).
Le variabili sono state standardizzate in modo tale che, per ciascuna di esse, i paesi possano assumere un indicatore che va da 0 (peggior valore) a 1 (miglior valore); La media di questi tre indicatori ci dà il Principle 3 indicator del 2011; per ciascuna variabile è stato utilizzato il relativo ultimo aggiornamento.
I 42 Paesi analizzati
Poiché non è sempre facile trovare per tutti i paesi del mondo tutti i dati necessari per le misure utilizzate in questo sito, si è deciso di limitare l’analisi ai paesi economicamente più rilevanti. A tal fine l’analisi è limitata ad i paesi dell’OCSE ed ad i rimanenti paesi rientranti nel G20 industrializzato.