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Chi emette la CO2?

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Quasi tutti (quasi il 100% della popolazione alfabeta) sanno che il Cambiamento Climatico è collegato ad un aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera e che questa è in gran parte generata dalla combustione di fonti fossili (carbone, petrolio, gas)… Ma quali sono i settori che generano maggiori emissioni? Quali i Paesi? Vediamo…tra un poco lo capiremo…ma prima….

 
 (a cura di Dario Ruggiero)
 
 
Perché la concentrazione non è l’emissione…
 
Ogni anno, ogni giorno, ogni secondo vengono emesse nell’atmosfera particelle di anidride carbonica. Se tutta l’anidride carbonica emessa in un anno uscisse dall’atmosfera (tramite l’attività di assorbimento esercitata dagli oceani e dalle foreste), le emissioni non creerebbero alcun problema. Il problema sta nel fatto che se le emissioni aumentano e le fonti di assorbimento si riducono, allora parte dell’anidride carbonica rimane e si accumula nell’atmosfera. E’ per questo motivo che si misura la concentrazione di particelle di anidride carbonica nell’atmosfera. Innumerevoli studi dimostrano che nel corso dei millenni ad un aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera è corrisposto un aumento della temperatura globale e molti scienziati considerano che toccata la soglia di 500 particelle per milione (ppm) verranno generati gravi squilibri nell’atmosfera terrestre. John Sterman, professore emerito del MIT, per chiarire bene ai suoi studenti la differenza tra emissioni e concentrazioni di CO2, raffigurò l’atmosfera come una gigantesca vasca da bagno con un rubinetto (rappresentativo delle emissioni di CO2) e un foro di scarico (fonti di assorbimento della CO2). Se la quantità di acqua (emissioni) che esce dal rubinetto è maggiore di quella che esce dal foro, la vasca si riempirà. I dati più recenti sulle concentrazioni di CO2 all’osservatorio di Mauna Loa (il luogo scelto da Charles D. Keeling, il ricercatore che diede inizio a questo tipo di studi) mostrano un costante aumento (circa un 2,7 ppm annuo) nella concentrazione. Attualmente stiamo intorno alle 410 ppm, e si arriverebbe a 500 ppm entro il 2050 se il ritmo di crescita resta quello attuale (di 2,7 all’anno).
 
 
Concentrazione di CO2 nell’atmosfera (dati settimanali in ppm)
Fonte: elaborazione LTEconomy su dati ESRL-NOAA
 
 
Quanta parte dei Gas Serra è dovuta ad emissioni di CO2
 
L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha dato una risposta a questa domanda. Veniamo al nostro dato: 76%, ovvero la percentuale di emissioni di Gas serra dovuti all’anidride carbonica, il 65% dovuto all’utilizzo di fonti fossili ed ai processi industriali e l’11% alla deforestazione e all’utilizzo del suolo per fini agricoli o di edificazione. Il 16% sono le emissioni di metano dovute anch’esse alle attività agricole, alla gestione dei rifiuti, al consumo energetico. L’ossido di azoto costituisce il 6%, principalmente dovuto all’utilizzo di fertilizzanti in agricoltura. Il restante 2% sono i gas da Fluoro.
 
 
Emissioni globali di gas serra
Fonte dati: IPCC
 
 
E adesso vediamo…quali sono i settori più inquinanti?
 
Anche a questa domanda ha dato una risposta l’IPCC. Al primo posto troviamo l’elettricità ed il riscaldamento che contribuisce per il 25% delle emissioni di gas serra (con dati un po’ datati, al 2010, ma assumibili ancora come rispettosi della realtà). Agricoltura deforestazione e altre modalità di utilizzo dei terreni costituiscono la seconda fonte di emissioni (contribuendo per il 24%). Al terzo posto il settore dell’Industria (21%), le cui emissioni sono principalmente imputabili al consumo di energia, ma anche ai processi di trasformazione chimica, metallurgica e di minerali, non associati con i consumi di energia. Il settore di trasporti produce il 14% delle emissioni generate dall’utilizzo di combustibili fossili (prevalentemente petrolio). Il 6% delle emissioni è dovuto all’utilizzo di energia (esclusa l’elettricità) per riscaldare e cucinare negli edifici. Infine, il 10% è da imputare sempre al settore energetico, ma per altri cause che non sono direttamente collegate alla produzione di energia.
 
 
Emissioni di gas serra per settore economico
Fonte dati: IPCC
 
 
E quali i Paesi?
 
Come più volte sostenuto da climatologo italiano Luca Mercalli (si veda l’intervista su LTEconomy), il fatto che il Cambiamento Climatico esista e che questo sia causato dall’uomo è un fatto conosciuto da ben più di 30 anni. E nonostante ciò e nonostante i numerosi e ripetuti accordi internazionali susseguitesi a partire da Rio (1992) poco si è fatto concretamente per ridurre le emissioni di CO2. Il grafico seguente ne è la prova inconfutabile. Nel 1960 le emissioni di CO2 nel mondo ammontavano a 9,4 miliardi di tonnellate; le ultime rilevazioni (2014) evidenziano un dato di 36,1 miliardi, quasi 4 volte superiore al valore del 1960, 2 volte e mezzo (+144,4%) il dato del 1970. Cina e Stati Uniti da soli emettono più del 40% del totale delle emissioni, seguiti da India (6,2%), Giappone (3,4%) e Germania (2%). Il forte sviluppo economico della Cina e dell’India successivamente al 2000 ne ha determinato un forte aumento delle emissioni che rispetto al 1970 sono cresciute di oltre 10 volte.
 
 
Emissioni globali di anidride carbonica (in miliardi di tonnellate)
 
 
Fonte: elaborazione LTEconomy su dati Banca Mondiale
 
 
Emissioni globali di anidride carbonica (contributo percentuale per Paese)
 
Fonte: elaborazione LTEconomy su dati Banca Mondiale
 
 
Emissioni di anidride carbonica (in milioni di tonnellate)
 
 
Fonte: elaborazione LTEconomy su dati Banca Mondiale
 
 
Emissioni di anidride carbonica (tonnellate pro capite)
 
 
Fonte: elaborazione LTEconomy su dati Banca Mondiale
 
 
Conclusioni
 
Il mondo corre, corre…siamo tutti impegnati ad accrescere produzioni e consumi e lo facciamo nell’ambito di un paradigma energetico (basato ancora prevalentemente sulle fonti fossili) e un paradigma economico (ancora prevalentemente lineare) che arrecano danni enormi al pianeta. E’ necessario instaurare una cultura del tutto nuova, una cultura del lungo periodo che riporti l’uomo ad essere un essere razionale ed in grado di tener cura al proprio pianeta. I dati sono chiari: a questi ritmi la concentrazione di CO2 si porterà alla fatidica sogli delle 500 ppm e volenti o nolenti dovremmo adattarci ad un sistema climatico molto meno congeniale alla nostra esistenza. Evitare tutto questo è ancora possibile, ma urge instaurare a tutti i livelli e in tutti i settori un pensiero di azione di lungo periodo ed abbandonare il modello miope della crescita economica di breve periodo che ci ha accompagnato negli ultimi decenni.
 
 
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Dario Ruggiero,
LTEconomy, 11 marzo 2018
  
Dario Ruggiero, (febbraio 2018), "CONCENTRAZIONE DI CO2 NELL’ATMOSFERA: nel 2070 toccheremo la soglia del non ritorno?"
 
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Dario Ruggiero, (febbraio 2018), "Arctic Melting: a dicembre l’estensione dei ghiacci artici è stata circa 1 milione di km2 sotto la media 1981-2010"
 
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Emanuele Bompan, (agosto 2017), Intervista con Kate Raworth: L'Economia della Ciambella
 
Dario Ruggiero, (giugno 2017), '
Un'introduzione all’economia della “ciambella”, Sette mosse per pensare come un economista del XXI secolo', 
 
"Che cosa è la Long Term Economy," LTEconomy
 
 
Rosario Borrelli, (16 luglio 2017), "Da una costola della società moderna nasce il Movimento per un’Economia di Lungo Percorso", LTEconomy
 
Dario Ruggiero (a cura di), Intervista con David Lin (Global footprint Network, Direttore di Ricerca), "Come stoppare l'avanzata dell'Overshoot Day", LTEconomy
  

 

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