Le Macchie: Case Study n.2


A cura di Dario Ruggiero (autore del sito www.lteconomy.it), con la collaborazione di Primiana Leonardini (Proprietaria dell'azienda agricola Le Macchie) e Alberto Fatticcioni, (apicoltore e collaboratore nell'azienda) - Febbraio 2015
Detto questo, ci si chiede: è possibile pensare a un modello che rispetti maggiormente il territorio, indipendente dall’utilizzo di risorse esterne, in poche parole, capace di autosostenersi? Questo è ciò che sta cercando di creare Primiana Leonardini, insieme all’aiuto di Alberto Fatticcioni nell’azienda agricola ‘Le Macchie,’ un podere situato in Toscana, immerso nella cd. Macchia Mediterranea. Traendo il meglio dai princìpi dell’agricoltura sinergica e dai metodi di progettazione in Permacultura, Primiana Leonardini si è posto l’obiettivo di creare un territorio ecologicamente sostenibile e che, allo steso tempo, sia in grado di soddisfare le esigenze nutritive delle persone che vi abitano e degli ospiti che sopraggiungono, e, per una parte residua, alimentare con i propri surplus produttivi la vendita nei mercati locali.
E’ molto probabile, che né l’agricoltura industriale, né la Permacultura, presi a se stanti, possano conciliare le esigenze nutritive di una crescente popolazione (che va sempre più urbanizzandosi) con quelle di garantire la sopravvivenza, la biodiversità e la fertilità degli ecosistemi nel lungo periodo. Occorre, tuttavia, un deciso ripensamento dell’attuale modello industriale, che (è ormai provato) risulta ecologicamente insostenibile nel lungo termine. Si veda a riguardo il recente Report delle Nazioni Uniti (Trade and Environment Review 2013: Wake Up Before It’s Too Late) che vede in un ritorno all’agricoltura naturale e di piccola scala la soluzione alle future esigenze nutritive dell’intero pianeta. L’iniziativa di Primiana Leonardini è in una fase ancora sperimentale, ma già sta dando degli ottimi frutti e sta attirando non pochi osservatori alla sua attenzione. L’azienda agricola ‘Le Macchie’ sta riuscendo nell’obiettivo di portare ‘a zero’ l’impatto ambientale e molte delle sue attività e progetti possono essere prese come spunto da aziende agricole più grandi e ‘market-oriented’ per migliorare la sostenibilità ambientale e ridurre i costi di produzione nella propria attività agricola. Le Macchie è un progetto che può dare molto al fine di creare un modello agricolo decisamente più sostenibile: essa valorizza il capitale naturale e culturale in un’ottica di lungo termine. E’ per questo motivo che considero ‘Le Macchie’ una’ azienda ‘pro-Long Term Economy.’
A sinistra Primiana Leonardini (proprietaria dell’azienda ‘Le Macchie’); al centro Dario Ruggiero (Autore del sito www.lteconomy.it); a destra Alberto Fatticcioni (apicoltore e co-titolare dell’azienda ‘Le Macchie’ - http://agricolalemacchie.weebly.com/)
Ringraziamenti
I migliori ringraziamenti per la realizzazione di questo caso Studio vanno al Primiana Leonardini (proprietaria dell'azienda agricola Le Macchie) e ad Alberto Fatticcioni (Apicoltore e collaboratore nell'azienda)
La storia
I prodotti
La “Permacultura” e i ‘corsi di Permacultura’
La vgna sperimentale biodiversa e altri progetti in corso
Il network e la rete SCEC
Le prospettive future dell’azienda agricola ‘Le Macchie’
Azienda agricola ‘Le Macchie:’ breve descrizione
L’azienda agricole ‘Le Macchie’ è situata in Toscana nei pressi di Castellina Marittima (in provincia di Pisa) a circa 5 km dall’area urbana. Non è la classica azienda agricola orientata al profitto, ma un esperimento che mira a ‘preservare le caratteristiche del territorio’ e, allo stesso tempo, fornire nutrimento, esperienza e cultura alle persone che vogliono testare e condurre un nuovo modo di fare agricoltura, secondo i princìpi dell’agricoltura sinergica e della Permacultura. Il titolare dell’azienda è Primiana Leonardini e gestisce la maggior parte della attività insieme ad Alberto Fatticcioni.
Il territorio e il modello agricolo
Il territorio dell’azienda si articola su bosco collinare: la superficie del podere (100 ettari) è coperta per l’80% dalla Macchia Mediterranea; circa 6-7 ettari sono rappresentati da un oliveto suddiviso in tre lotti, due oliveti adulti (con età degli alberi compresa tra i tredici e i diciotto anni) e uno molto più giovane. Poi ci sono una decina di ettari destinati al pascolo e al re-imboschimento spontaneo. In diverse aree intorno alla casa sono stati piantati circa 70 alberi da frutta che formano una sorta di ‘frutteto diffuso’ (si veda apposita sezione). Nel 2013 è iniziata la piantumazione delle viti in diverse aree del podere e utilizzando diverse tecniche colturali (in totale oggi 400 piante di vite di diverse varietà, tutte ‘antiche’ e ‘autoctone’, di cui una parte riprodotta per talea). Nell’azienda ci sono due orti principali in cui la coltivazione avviene senza l’utilizzo di mezzi meccanici, fertilizzanti e pesticidi. Il modello agricolo delle Macchie si ispira ai princìpi della ‘Permacultura’ e a quelli della ‘agricoltura naturale (M. Fukuoka) e sinergica (E. Hazelip).’ Solo una piccola quantità di prodotti è destinata al mercato; la sostenibilità economica dell’azienda si basa in buona parte sull’economia dello scambio e del dono e sulla multifunzionalità: un sistema di tante piccole fonti di reddito diversificate e tante piccole opportunità di risparmio, che insieme rendono possibile l’esistenza del tutto.
Polli e anatre integrano il sistema, contribuendo tanto alla produzione di materiale organico per il compostaggio quanto al controllo degli insetti attraverso il pascolo libero, alle uova e alla carne. Anche in questo caso, la conduzione fa riferimento a princìpi naturali: i polli pascolano e si cibano di quanto trovano in natura e dei resti della cucina, covano e allevano la propria prole naturalmente, senza l’ausilio di incubatrici e senza separare i pulcini dalla madre, né la madre dal resto del gruppo. In questo modo, gli animali possono esprimere, sviluppare e riprodurre naturalmente comportamenti adattivi e sistemi immunitari efficienti, in armonia con la loro natura.
La casa e le risorse energetiche
La casa è costruita su due piani e ha una superficie totale di 170 metri quadri; il piano superiore rappresenta l’abitazione principale, mentre quello inferiore ospita un laboratorio e due camere utilizzate ad uso agrituristico.
Il fabbisogno energetico e di risorse generato dalle attività che si svolgono nel podere non è elevato. Esso riguarda le necessità di riscaldamento, cucina, illuminazione e acqua.
- Riscaldamento e cucina: l’esigenza di riscaldamento in inverno viene pienamente soddisfatta tramite il ricorso alla legna del bosco che circonda il podere. Per cucinare, il gas è d’estate la principale fonte di energia, mentre d’inverno viene utilizzata la legna;
- Illuminazione: l’azienda si è attrezzata con l’installazione di alcuni pannelli fotovoltaici in modo da ridurre al minimo il fabbisogno di energia elettrica da coprire ricorrendo alla rete;
- Acqua: una sorgente copre il fabbisogno di acqua fino a circa 3 metri cubi di acqua al giorno; ad essa sono stati affiancati punti di raccolta piovana da destinare principalmente all’attività di coltivazione e di allevamento.
- Risparmio: oltre all’utilizzo di fonti di energia quanto più possibile rinnovabili, l’azienda cerca, nel proprio quotidiano, di limitare i propri bisogni di energia e risorse primarie: dalla coltivazione di piante non idrovore alla minimizzazione degli strumenti a energia non umana, alla cucina a legna invernale al riutilizzo domestico delle acque bianche, eccetera.
Non solo agricoltura…
Oltre alla produzione agricola non convenzionale, una delle caratteristiche peculiare dell’azienda di Primiana è la ‘ospitalità.’ Da Aprile a Novembre l’azienda accoglie viaggiatori ma anche volontari, il cui numero può variare da ‘0’ a ‘6.’ Il volontario presta la propria opera all’azienda in quanto, da una parte ritiene il podere meritevole di essere esplorato e, dall’altro, può sfruttare l’esperienza per apprendere determinate attività (dalla Permacultura, all’apicultura, all’allevamento etc…). Il numero di ospiti senza pernottamento ha a volte raggiunto anche 20 persone; con pernottamento al massimo è possibile ospitare 8 persone.
Le Macchie è un podere storico acquistato nel 2005 da Primiana Leonardini. All’epoca l’attività agricola era minima e costituita principalmente dalla raccolta delle olive. Inizialmente, l’idea di Primiana fu quella di creare un sistema agro-ecologico in grado di ridurre al minimo l’utilizzo di fattori esterni per il sostegno alla vita. Da qui un percorso di studio e pratica che ha attraversato l’agricoltura biologica, l’agricoltura biodinamica ed è poi approdato nell’approccio alla ‘Permacultura’ e alla ‘agricoltura sinergica.’ Infatti, La Permacultura, o ‘agricoltura permanente’ è un metodo volto a progettare e a gestire paesaggi antropizzati in modo da soddisfare bisogni della popolazione (cibo, fibre ed energia) e al contempo presentino la resilienza, la ricchezza e la stabilità degli ecosistemi naturali. Il metodo della Permacultura è stato sviluppato a partire dagli anni settanta da Bill Mollison e David Holmgren attingendo da varie aree quali architettura, biologia, selvicoltura, agricoltura e zootecnia (si veda apposita sezione). L'agricoltura sinergica è un metodo di coltivazione elaborato dall'agricoltrice spagnola Emilia Hazelip basandosi sulle intuizioni di Masanobu Fukuoka e sugli studi microbiologici di Alan Smith secondo cui, mentre la terra fa crescere le piante, le piante creano suolo fertile attraverso i propri ‘essudati radicali,’ i residui organici che lasciano e la loro attività chimica, insieme a microrganismi, batteri, funghi e lombrichi. Attraverso questo metodo di coltivazione viene restituito alla terra, in termini energetici, più di quanto si prende, promuovendo i meccanismi di auto-fertilità del suolo.
Attualmente, l’attività dell’azienda agricola ‘Le Macchie’ è ancora in una fase iniziale e di pieno apprendimento: i frutteti, i vigneti e gli orti necessitano ancora di qualche anno per dare a pieno i propri frutti. Tuttavia, l’azienda è ormai avviata e con i suoi prodotti è in grado di soddisfare i fabbisogni interni, quelli degli ospiti e, per una minima parte, quelli del mercato locale.
Le aziende che vogliono affacciarsi ad un modello agricolo più sostenibile possono optare per diverse modalità più o meno spinte che vanno dall’agricoltura biologica a quella sinergica e all’applicazione dei principi della ‘Permacultura.’
L’azienda agricola delle Macchie pratica prevalentemente i principi dell’agricoltura sinergica che considera il suolo come un elemento ‘vivo,’ e quelli della Permacultura. La caratteristica principale dell’agricoltura sinergica è l’assenza di qualsiasi lavorazione del suolo, cosa possibile invece nel caso dell’agricoltura biologica e biodinamica. Nell’azienda Le Macchie la lavorazione del suolo è esclusa sia negli oliveti, che negli orti, perché essa comporta l’impoverimento microbiologico della pedofauna e un impegno energetico ingente. La concimazione del suolo avviene per decomposizione di superficie (pacciamatura e rilascio spontaneo delle feci dei cavalli non interrate) e per colonizzazioni radicali. Negli orti, nei frutteti e negli oliveti non viene utilizzato alcun preparato, quali ad esempio zolfo e rame, ampiamente utilizzati, invece, nel caso dell’agricoltura biologica. Nell’agricoltura sinergica praticata nell’azienda agricola ‘Le Macchie’ gli input esterni sono ridotti praticamente a zero. Le piante che crescono in questo modo sono a tutti gli effetti assimilabili alle piante selvatiche con tutte le proprietà fito-terapeutiche ad esse collegate.
Nelle Macchie ci sono 6-7 ettari di oliveto con una capacità produttiva di circa 4 quintali di olio all’anno (variabile a seconda delle condizioni atmosferiche dei singoli anni), di cui 1-2 quintali sono destinati alla vendita. L’olio prodotto nelle Macchie è certificato come produzione biologica e rappresenta il principale prodotto dell’azienda. La coltura e produzione delle olive segue i principi dell’agricoltura sinergica: l’utilizzo di mezzi meccanici per l’attività di pulitura e concimazione del suolo è ridotta al minimo; tale funzione viene quasi completamente assolta tramite il pascolo dei cavalli. Tuttavia, ogni tre o quattro anni le erbe più resistenti e che rischiano di soffocare gli alberi vengono trinciate con l’ausilio di mezzi meccanici.
Tutte le attività, dalla concimazione del suolo alla raccolta delle olive vengono effettuate ricorrendo a metodi naturali e artigianali; ne consegue una produzione inferiore rispetto ai metodi convenzionali, ma con un impatto ambientale pressoché nullo e un olio completamente privo di sostanze chimiche inquinanti. La fase finale di produzione dell’olio è affidata al Frantoio Il Casone Antico, di Irene Saccomani, a Vada, che esegue l’operazione attraverso ‘metodi di spremitura delle olive a freddo.’
Le api e il miele delle Macchie sono il frutto dell'esperienza pluriennale di Alberto Fatticcioni (socio attivo di ARPAT Apicoltura, Associazione dei Produttori Apistici Toscani, di cui oggi è vicepresidente), che ha portato le sue competenze e le prime famiglie di api nel podere. L’apicoltura nelle Macchie è di tipo ‘stanziale:’ le api vivono, si nutrono e si riproducono stabilmente ed esclusivamente nell’areale delle Macchie. L'80% dei nettari di cui si nutrono le api delle Macchie è costituito da fiori e piante spontanei che crescono nella Macchia Mediterranea e nelle sue radure: rovo, cicoria, cardo, mirto, erica, viburno, edera, trifogli. Il nettare residuo deriva dalle coltivazioni che vengono realizzate nelle Macchie e che seguono tutte procedimenti al 100% naturali. La sciamatura e la scelta delle regine avviene in modo del tutto naturale e senza alcuna forzatura. L’alimentazione delle api non prevede alcuna integrazione esterna (sciroppi, canditi, ecc.) ma solo il miele che naturalmente esse producono.
Nelle Macchie la lotta alla ‘Varroa,’ un acaro, attuale principale nemico delle api, avviene ricorrendo esclusivamente alla cd. ‘lotta biomeccanica’ e senza l’utilizzo di alcun acaricida ne antibiotico. La lotta biomeccanica consta di tre processi: sciamatura naturale, asportazione di covata e blocco di covata. In particolare, il ‘blocco di covata’ consiste nell’ingabbiamento della regina all’interno dell’arnia per un lasso di tempo che va dai 21 a i 24 giorni; in questo modo si nega alla Varroa la possibilità di riprodursi all’interno delle larve; il blocco di covata si attua nel periodo estivo (luglio-agosto). Tale pratica richiede elevata professionalità, molto tempo e un grande investimento di energia, motivo per cui molti apicoltori optano per una lotta chimica alla Varroa.
La fase di raccolta del miele rappresenta un altro aspetto del tutto peculiare delle Macchie: viene raccolto solo il miele stoccato in sovrabbondanza dalle Api, ossia quello che eccede i normali fabbisogni nutritivi dello sciame; nell’apicoltura convenzionale, al contrario, si è soliti raccogliere tutto il miele prodotto dalle api e nutrirle con sciroppi e integratori creati industrialmente, che non potranno mai garantire alle api lo stesso benessere nutritivo ottenuto cibandosi del proprio miele.
Alle Macchie attualmente vengono prodotti le seguenti varietà di miele: ‘Millefiori’ e ‘Miele di Erica in purezza.’ Ci sono le potenzialità, altresì per produrre miele di Corbezzolo. Nelle Macchie ci sono attualmente 28 arnie che nel 2014 (anno del tracollo dell’apicoltura: in tutta Italia c’è stato un crollo medio del 70% nella produzione di miele)[1] hanno prodotto circa 70 kg di miele;[2] a fine anno, con la smielatura autunnale, si arriverà a circa 150-200 kilogrammi.
La coltivazione degli ortaggi nelle Macchie è ancora in una fase iniziale: ci sono due orti, la cui produzione serve principalmente a soddisfare i bisogni alimentari del podere; solo una minima parte (circa 50-100 kg all’anno) è destinata al mercato. La coltivazione si basa esclusivamente su tecniche di agricoltura naturale e sinergica, il che significa la completa esclusione di fertilizzanti e pesticidi chimici, di mezzi meccanici e di qualsiasi lavorazione del suolo.
Gli orti sono permanenti e le superfici coltivate sono sempre ‘vive,’ cioè colonizzate da specie arboree, insetti, piante, specie microbiche, pacciamature e così via. In particolare nelle Macchie è possibile trovare le seguenti verdure: cavolo nero di toscana, lattughe e rucole, bietole a coste e a foglie, cicorie, pomodori (ciliegini, perini, gialli, cuore di bue, pisanelli, etc.), sedani, zucche, fagiolini, fagioli ‘occhio di lupo’ o ‘del diavolo,’ cipolle e cipollotti, aglio bianco e viola, porri, verze, cavolo romano, cavolfiore, broccoli. Nelle vicinanze degli orti si consente la crescita di piante spontanee (piantaggine, crespino, romice, le cicorie selvatiche, il tarassaco etc…).Nel podere delle Macchie ci sono due camere destinate al servizio ‘agrituristico.’ L’offerta turistica del podere delle Macchie è del tutto peculiare: essendo una sorta di ‘rifugio’ (leggermente distante dal centro cittadino), il podere è destinato ai turisti che desiderano trascorrere alcuni giorni a contatto con la natura e immersi nell’attività esplorativa del bosco. Trascorrere del tempo alle Macchie significa stoppare per un po’ le attività frenetiche e quotidiane della vita urbana. I prezzi per una notte alle Macchie variano dalle 15 alle 50 euro a persona a seconda del periodo e della numerosità degli ospiti. Nelle Macchie vengono altresì svolti corsi di ‘ecodidattica,’ che consistono in giornate di educazione in laboratorio sulla Permacultura, l’economia domestica e sulle attività che vengono svolte all’interno del podere.

Fonte: Terre Frumentarie
La ‘Permacultura’ e i ‘corsi di Permacultura’
Che cos’è la Permacultura
La Permacultura, o ‘agricoltura permanente’ è un metodo per progettare e gestire paesaggi antropizzati in modo che siano in grado di soddisfare i bisogni della popolazione (quali cibo, fibre ed energia) e, al contempo, presentino la resilienza, la ricchezza e la stabilità degli ecosistemi naturali. Il metodo della Permacultura è stato sviluppato in Australia a partire dagli anni settanta da Bill Mollison e David Holmgren che hanno attinto dalle conoscenze proprie di diverse aree, quali architettura, biologia, selvicoltura, agricoltura e zootecnia.[1] Nel corso degli anni ’80 poi la Permacultura ha iniziato a diffondersi ampiamente in tutto il mondo e sono stati pubblicati diversi libri su di essa. David Holmgren sintetizza i princìpi della Permacultura in dodici punti.[2] Per una pianificazione energetica efficiente, il paesaggio su cui si opera viene suddiviso in ‘zone.’ Ad ogni zona è adibita una destinazione d'uso e una distanza dall'abitazione in base alla frequenza d'intervento umano.
Il podere delle Macchie si presta ‘a pennello’ per ospitare la realizzazione di corsi specifici volti all’introduzione e alla formazione nel campo della Permacultura. Nelle Macchie vengono svolti sia corsi introduttivi alla Permacultura (che durano due-tre giorni e sono organizzati più volte l’anno e su richiesta) che un corso nazionale di Progettazione in Permacultura che segue il protocollo (condiviso a livello internazionale) stabilito dall’Accadiema Italiana di Permacultura, il PDC di 72 ore. Si tratta di due settimane di corso realizzato generalmente nel periodo di maggio-giugno in collaborazione dei docenti dell’Accademia.
Il Corso di Progettazione in Permacultura si rivolge a tutti coloro che intendono entrare nel mondo della Permacultura e conoscere gli esperti Italiani del settore; è un corso adatto a tutti gli agricoltori che vogliono scoprire e sperimentare metodi di coltura e di produzione sostenibili. Essendo un corso accreditato, dà la possibilità di diventare (ed essere riconosciuto a livello internazionale come) ‘Progettista in Permacultura.’ Anche la semplice iscrizione alle Accademie di Permacultura in Europa è infatti possibile solo dopo la partecipazione integrale (con esito positivo) a uno di questi corsi, coordinati e accreditati a livello internazionale.Questa è una versione semplificata del caso studio. La versione completa (25 pagine) è disponibile in versione PDF, ricca di informazioni e di immagini inerenti l’azienda e il suo network.