Agrivillaggio di Vicofertile: Case Study n°3

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Agrivillaggio di Vicofertile: Case Study n°3 

A cura di Dario Ruggiero (autore del sito www.lteconomy.it), con il supporto di Giovanni Leoni (Proprietario dell'azienda agricola Leoni e ideatore del concetto di Agrivillaggio) - maggio 2015
 
 
Premessa
 
Nel presentare il progetto ‘Agrivillaggio di Vicofertile’ trovo particolarmente interessante partire da ‘Charles Eisenstein’ in ‘Resurgence & Ecologist, may/June 2014 No.284,’ (un articolo che consiglio vivamente a chiunque sia in cerca di una risposta a tutte le crisi economica, sociale, ecologica, che stiamo attualmente vivendo):
 
Climate Change is a double-edged sword
 
L’originalità dell’articolo di Charles sta nello abbandonare l’idea di voler abbattere a tutti i costi le emissioni di Co2 perché potrebbe non portarci a risolvere (se non addirittura aggravare) l’attuale più ampia crisi ambientale. L’autore promuove, invece,  una soluzione olistica dei problemi. Il problema oggi non è ‘il cambiamento climatico!’ Ma è la ‘Impronta ecologica.’ Il cambiamento climatico è solo una delle conseguenze di un’attività umana indiscriminata ormai divenuta ecologicamente insostenibile.
 
Detto questo, oggi ci sono tante proposte che mirano a ridurre l’impronta ecologica dell’uomo sulla Terra. Questo perché si consolida e si diffonde la consapevolezza che siamo ormai arrivati a un limite nello sfruttamento del pianeta: lo dimostrano ‘scientificamente’ gli studi del Global Footprint Network, secondo cui, allo stato attuale, occorrerebbe un pianeta grande 1 volta e mezzo la Terra per soddisfare i bisogni dell’uomo, senza generare un progressivo depauperamento delle risorse. Gli effetti dell’eccessiva impronta ecologica sono evidenti e prima o poi colpiranno tutti gli angoli della Terra: eventi climatici estremi, disastri ambientali e sociali sempre più difficili da affrontare, aumento dei rifiuti, riduzione della fertilità del suolo, inquinamento, malattie croniche in aumento e chi più ne ha più ne metta…Cosa si può fare allora per ridurre l’impronta ecologica dell’uomo?  In questa prospettiva l’agricoltura assume un ruolo di assoluta rilevanza; forse il ruolo principale. Infatti, per come è pensata adesso, rappresenta uno dei driver principali dell’impronta ecologica: essa è caratterizzata da inefficienze nell’utilizzo delle risorse naturali in tutte le sue fasi (dalla semina al consumo); passare da un modello intensivo, industriale e globalizzato (con costi di trasporti enormi) a un modello basato sulla piccola scala e sulla vendita diretta al consumatore è un passo indispensabile verso la sostenibilità ambientale del sistema agricolo globale. Giovanni Leoni, proprietario dell'Azienda Agricola Leoni di Vicofertile (Parma), sta lavorando intensamente in questa direzione. La sua proposta? Realizzare una agricoltura che sia veramente a ‘km zero,’ attraverso la creazione di villaggi agricoli (definiti con il nome di ‘agrivillaggio’) intorno ai centri urbani. Immaginate di potervi svegliare in una casa super-efficiente, a pochi km dal centro urbano, immersa nel verde in una comunità di persone che condivide esperienze professionali e cultura e di potervi nutrire con cibo salutare, di stagione e a costi molto più convenienti. La tecnologia (la rete web) e l’uso intelligente dell’Internet delle cose (IDC) rappresenteranno degli elementi essenziali per garantire efficienza e sostenibilità sociale a questi nuovi quartieri periferici. Insomma, ci troviamo di fronte a qualcosa di nuovo che mette insieme innovazione e tradizione per creare una società eco-sostenibile; diversamente da altre iniziative che mirano a minimizzare l’impatto ambientale isolandosi (si pensi agli ecovillaggi), l’agrivillaggio resta attaccato al sistema e cerca di cambiarlo restando attaccato ad esso. L’agrivillaggio promuove uno stile di vita con impronta ecologica pari a zero, e tende a ridurre quella dei vicini centri urbani. E’ un modo per sviluppare nuove tecnologie per la costruzione di quartieri intelligenti ed ecosostenibili, modelli che possono essere esportati in tutto il mondo. L’agrivillaggio preserva l’ambiente e porta sviluppo economico di lungo periodo: è per questo che lo considero a pieno titolo un’iniziativa pro-Long-Term Economy.                    
                            
Dario Ruggiero,
(Fondatore e Responsabile del sito www.lteconomy.it)
 
 
A sinistra Giovanni Leoni (ideatore dell’Agrivillaggio di Vicofertile” - www.agrivillaggio.com); a destra Dario Ruggiero (Autore del sito www.lteconomy.it)
 
 
 
Ringraziamenti
 
Si ringrazia Giovanni Leoni per la cortese e costante attenzione prestata per la realizzazione di questo Case Study.
 
 
INDICE
 
L’Agrivillaggio di Vicofertile: breve descrizioneLa storia
La storia
Il funzionamento dell’agrivillaggio: abitazione, cibo, energia
Alimentazione e modello agricolo nell’Agrivillaggio
L’agricoltura 'on demand'
L’Agrivillaggio: un villaggio con una bassa ‘ImprontaEcologica’
I ‘servizi di base’ nell’Agrivillaggio
Vivere nell’Agrivillaggio
Le prospettive future dell’Agrivillaggio di Vicofertile
 
 

L’Agrivillaggio di Vicofertile: breve descrizione
 
Che cos’è un agrivillaggio
 
L’agrivillaggio è un villaggio agricolo situato ai margini di un centro urbano e in grado di garantire agli abitanti uno stile di vita sostenibile da un punto di vista ecologico, sociale ed economico, tre aspetti estremamente interrelati tra di loro: non ha senso parlare di sostenibilità ecologica quando non ci sono i presupposti per garantire la sostenibilità economica e sociale. Allo stato attuale, non esistono agrivillaggi nel mondo; esistono solo strutture simili che, tuttavia, non sono in grado di garantire i tre tipi di sostenibilità di cui sopra.
 
L’obiettivo finale è quello di creare una serie di villaggi agricoli adiacenti ai centri urbani, in grado di assorbire parte della popolazione, abbassare i costi della vita, fornire alimenti locali e minimizzare l’impronta ecologica
 
Giovanni Leoni,
(Ideatore del concetto di Agrivillaggio)
 
L’ideatore del concetto di agrivillaggio è Giovanni Leoni, imprenditore agricolo dell’Emilia Romagna, che si è posto il più ampio e ambizioso obiettivo di trasformare l’attuale modello agricolo industriale e globalizzato in una ‘agricoltura di vicinato.’ Come? realizzando una serie di villaggi agricoli adiacenti ai centri urbani, in grado di:
 
1) assorbirne parte della popolazione: alle persone che decideranno di vivere in un agrivillaggio verrà offerto uno stile di vita molto più salutare rispetto ai normali stili di vita urbani e periferici;
2) abbassare i costi della vita: la vita nell’agrivillaggio costerà molto di meno grazie ai risparmi sull’abitazione, sull’energia e sugli alimenti;
3) fornire alimenti locali e di stagione: gli abitanti dell’agrivillaggio e quelli dei quartieri adiacenti potranno comprare, a prezzi convenienti, i beni alimentari prodotti nell’azienda agricola;
4) minimizzare l’impronta ecologica: tutte le strutture e le attività nell’agrivillaggio avranno un impatto ambientale bassissimo.
 
Questi villaggi agricoli saranno a tutti gli effetti dei ‘quartieri periferici’ del vicino centro urbano. Essi potranno ospitare dalle 200 alle 500 persone (da 50 a 100-120 famiglie composte mediamente da 4 persone) che vivranno in abitazioni estremamente efficienti e poco costose, e potranno soddisfare gran parte dei propri fabbisogni alimentari con prodotti locali e di stagione; gli abitanti potranno tranquillamente usufruire di servizi di base di qualità e forniti in modo innovativo (scuola, assistenza medica, assistenza agli anziani etc…). Il senso della comunità (l’importanza della socializzazione, del fare le cose insieme) e quello della connessione continua (all’interno e con l’esterno, grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie) saranno altri importanti elementi degli agrivillaggi. Infine, gli agrivillaggi non saranno quartieri isolati dal contesto; essi saranno localizzati vicino ai centri urbani, consentendo agli abitanti di continuare a svolgere le proprie professioni pur vivendo in un villaggio ecologico e salutare. Giovanni vorrebbe iniziare con la creazione di un agrivillaggio nella circoscrizione di Vicofertile, nella periferia del comune di Parma. Sta comunque vagliando anche altri potenziali comuni dove poter insediare un agrivillaggio.
 
 
Garantire la massima sostenibilità ecologica,
sociale ed economica…
 
 
Obiettivi degli agrivillaggi - Fonte: Intervista con Giovanni Leoni (Agosto 2014)
 
 
…Restando in continua connessione
con il vicino centro urbano
 
 
Agrivillaggi e centro urbano - Fonte: Intervista con Giovanni Leoni (Agosto 2014)
 
 
L’ agrivillaggio di Vicofertile
 
Per dare un aspetto concreto alla sua idea, Giovanni è partito dalla sua azienda agricola a Vicofertile (Parma); è li che ha effettuato i primi studi e messo giù un progetto di agrivillaggio. L’agrivillaggio di Vicofertile è ancora in fase progettuale (anche se è ad uno stadio avanzato) e la sua realizzazione necessita del rilascio di alcuni permessi.
 
L’agrivillaggio si estenderebbe su 25 ettari di terreno; in quest’area, in base ai calcoli di sostenibilità ambientale fatti dall’Università di Parma, sarà possibile insediare 60 famiglie composte mediamente da 4 persone, per un totale di circa 250 abitanti. Esso sarà dotato di una propria azienda agricola (che rappresenterà l’evoluzione di quella attuale), in grado di coprire quasi totalmente i fabbisogni alimentari interni; in estate è previsto un surplus produttivo del 70% vendibile nel mercato locale, prevalentemente ai Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) e alle persone che si recheranno nella struttura per acquistare i prodotti senza passaggi intermedi. Si tratta di un’azienda agricola moderna che abbandona il modello attuale a coltura intensiva con poche varietà di prodotti, e diventa una fattoria con produzioni molto diversificate e capace di offrire servizi collaterali alle famiglie che donano maggiore serenità e senso di comunità (agriasilo, fattoria didattica, agriturismo, fattoriasociale). Nell’agrivillaggio di Vicofertile saranno, inoltre, garantiti i servizi essenziali e le case costeranno poco e saranno totalmente efficienti. L’intero complesso sarà energeticamente autosufficiente, ma resterà comunque connesso alla rete elettrica.
 
Il progetto dell’Agrivillaggio di Vicofertile è multidisciplinare, al quale hanno preso parte diverse Università:
  • Università degli studi di Parma:  Tesi di Laurea ‘Studio della dieta ottimale per la popolazione residente in un villaggio Ecosostenibile,’ di Dario Delendati.
  • IUAV 2011: Workshop ‘Coltivare una comunità.’
  • Politecnico di Milano: Tesi di Laurea ‘Studio di una mini centrale ibrida con bassa “impronta ecologica” per l’Agrivillaggio di Parma,’ di Dario Lucibello.
  •  Altri progetti di tesi delle università di Parma e Milano.
  
La storia

L’idea dell’agrivillaggio è il risultato di anni di esperienza nel settore agricolo di Giovanni Leoni. Figlio di imprenditori agricoli, Giovanni ha avuto l’opportunità di accedere a buoni livelli di istruzione (si è diplomato al liceo scientifico e ha iniziato, anche se non concluso, gli studi in legge) e di fare diversi viaggi che gli hanno permesso di approfondire la propria conoscenza sui vari modelli agricoli sparsi per il mondo, e, soprattutto, di osservare gli effetti che il passaggio dall’agricoltura tradizionale a quella industriale ha avuto su di essi. Secondo Giovanni, già all’inizio degli anni 2000, l’agricoltura industrializzata era arrivata a livelli non più sostenibile da un punto di vista ambientale, economico e sociale. Quindi, da imprenditore sensibile alla tematica ambientale, si pose l’obiettivo di creare un modello agricolo rispettoso dell’ambiente; un modello che riducesse al minimo l’impronta ecologica, ma che, allo stesso tempo, non si isolasse dal sistema: Giovanni capì perfettamente che intervenire solo sull’eco-sostenibilità dell’agricoltura non bastava; occorreva una struttura ecologicamente, economicamente e socialmente sostenibile e questo era possibile solo affrontando la vita dell’uomo sulla Terra a 360 gradi; nell’agrivillaggio la qualità della vita degli abitanti migliora in tutti i suoi aspetti: economia, comunità, felicità, salute etc… Al centro di tutto c’è l’obiettivo di creare un modello di ‘agricoltura di vicinato’ (gli abitanti dell’agrivillaggio e quelli di quartieri adiacenti potranno rifornirsi di cibo a km zero), senza impattare negativamente su altri aspetti della vita ritenuti importanti dalle persone. Oggi il progetto dell’agrivillaggio di Vicofertile, grazie agli apporti di diverse professionalità e la collaborazione di diverse università, è pronto per diventare realtà; tutti gli aspetti (agricoltura, abitazione, servizi alle persone etc…) sono ben definiti e non aspettano altro che essere applicati. Anche altri comuni come Fornovo stanno collaborando con Giovanni Leoni al fine di avviare un percorso simile nel proprio comune.
 
 
Il funzionamento dell’Agrivillaggio: abitazione, cibo ed energiastoria
 
Le abitazioni
 
In base agli studi di eco-sostenibilità fatti da Giovanni in collaborazione con vari professionisti, gli agrivillaggi dovrebbero essere progettati in modo tale da dare un tetto a un numero di persone compreso tra 200 e 500 (sostanzialmente da 50 a 100-120 famiglie composte mediamente da 4 persone). Con riferimento all’agrivillaggio di Vicofertile si prevede l’installazione di 60 unità abitativa, per un totale di circa 250 abitanti in tutto il complesso.
 
Abitazioni modulari che accompagnano
il ciclo di vita della famigli
 
Si tratta di abitazioni moderne, efficienti e caratterizzate da un impatto ambientale estremamente basso. Esse saranno di tipo ‘modulare,’ la cui  dimensione seguirà l’evoluzione della famiglia: si possono ampliare nel momento in cui la famiglia cresce e restringere invece quando il numero di componenti della famiglia si riduce, semplicemente aggiungendo o togliendo un modulo.
 
Nell’agrivillaggio di Vicofertile le case avranno un unico piano  e sul tetto sarà possibile avere un proprio orto.
 
 
L’energia
 
Minimizzare il fabbisogno di energia e
massimizzare l’uso di energia rinnovabile
 
Il fattore ‘energia’ rappresenterà un elemento di estrema importanza per ridurre l’impatto ambientale (questo lo si può fare solo con un’attenta ed efficiente politica energetica) e per ridurre i costi della vita (tra cui rientrano a tutti gli effetti i costi energetici). Per fare questo si dovrà intervenire sia sull’offerta energetica (modalità di approvvigionamento) che sulla domanda di energia (fabbisogno energetico).
 
Dal lato della domanda energetica, si cercherà di minimizzare il fabbisogno energetico: le case saranno ‘coibentate,’ quindi,  molto efficienti da un punto di vista termico; l’azienda agricola produrrà riducendo al minimo il ricorso ad input industriali esterni; la cultura dell’efficienza farà inoltre parte dello stile di vita della comunità.
 
Dal lato dell’offerta energetica, un ruolo fondamentale per garantire l’eco-sostenibilità degli agrivillaggi lo avrà l’utilizzo dell’energia rinnovabile, la cui generazione (centralizzata o distribuita) dipenderà dalla struttura specifica dell’agrivillaggio. Per quanto riguarda in particolare l’agrivillaggio di Vicofertile, tutta l’energia necessaria verrà fornita dai pannelli fotovoltaici installati sul tetto della stalla e dal biogas prodotto in loco. In base ad uno studio del Politecnico di Milano, è emerso che, in questo modo, l’agrivillaggio di Vicofertile sarà energeticamente autosufficiente.
 
Per creare complessi veramente efficienti, tuttavia, gli agrivillaggi dovranno restare connessi alla rete elettrica nazionale; questo perché, nei momenti in cui l’agrivillaggio produrrà più energia del sufficiente, il surplus verrà ceduto all’esterno; nei momenti di deficit, invece, l’energia verrà acquistata dall’esterno. Solo restando in rete si potrà essere veramente efficienti (Per un approfondimento si veda la sezione L’Agrivillaggio: un villaggio con una bassa ‘Impronta Ecologica’). 
 
 
L’acqua
 
Anche l’acqua negli agrivillaggi verrà gestita in modo estremamente efficiente. Per quanto riguarda l’agrivillaggio di Vicofertile, c’è una falda locale che sarà gestita in modo da ottimizzare tutte le fasi del ciclo dell’acqua (dall’estrazione al ritorno alla terra), e in modo da contribuire all’efficienza energetica dell’intero complesso: 1) nella fase di estrazione, l’acqua verrà sfruttata come scambiatore di calore per rinfrescare le case, la stalla e l’agriturismo durante il periodo estivo (l’acqua contribuisce al risparmio energetico);  2) nella fase successiva (consumo privato), l’acqua entrerà a temperatura ambiente nelle case, dove la si userà a secondo delle proprie esigenze; la si sporcherà il meno possibile, utilizzando detersivi e saponi a basso impatto ambientale; 3) nella terza fase, l’acqua sporca sarà sottoposta a un processo di  fitodepurazione per essere poi utilizzata nell’irrigazione dei campi agricoli insieme all’acqua piovana che contemporaneamente verrà stoccata in apposite strutture. Durante il processo di fitodepurazione verrà prodotta biomassa che alimenterà il digestore per la produzione di biogas. Una gestione siffatta garantirà la piena sostenibilità della falda nel lungo periodo. 
 
 
Alimentazione e modello agricolo nell’agrivillaggio
 
L’azienda agricola e l’agricoltura a km ‘zero’
 
Caratteristica peculiare degli agrivillaggi rispetto ai normali quartieri periferici dei centri urbani è la presenza di un’azienda agricola. Essa sarà strutturata in modo tale da soddisfare quasi completamente le esigenze alimentari degli abitanti in tutti i periodi dell’anno. Nei periodi estivi è probabile che ci siano dei surplus produttivi (per l’agrivillaggio di Vicofertile è stato calcolato un surplus del 70%); la produzione in eccesso verrà messa sul mercato, venduta a chi si presenta direttamente nell’agrivillaggio per l’acquisto, ai Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) e nei mercati locali. L’obiettivo finale è creare un reale sistema agricolo a ‘km zero.’
 
In questo modo verranno raggiunti contemporaneamente due obiettivi:
 
1) il trasporto della merce verrà ridotto al minimo: questa è una condizione necessaria per garantire la sostenibilità ecologica ed economica dell’agricoltura del futuro. Trasportare prodotti freschi (ricchi di acqua) comporta costi economici e ambientali molto elevati;
2) l’agrivillaggio, diversamente dei più comuni ecovillaggi, sarà un ‘sistema aperto:’ i prodotti agricoli nutriranno anche la popolazione limitrofa. I benefici di un’agricoltura di prossimità non saranno limitati alla popolazione dell’agrivillaggio. Gli abitanti dell’agrivillaggio resteranno sempre collegati al resto della comunità civile.
 
Nell’agrivillaggio di Vicofertile già vi è un’azienda agricola (l’azienda Leoni) che produce un numero limitato di prodotti. Con l’avvio del progetto la produzione agricola sarà implementata ulteriormente e sarà diversificata in modo tale da poter far fronte ai fabbisogni alimentari interni.
 
 
Cipolle sott’olio - Fonte: azienda Leoni
 
 
Parmiggiano Reggiano - Fonte: azienda Leoni
 
 
La dieta dell’agrivillaggio
 
L’azienda agricola nell’agrivillaggio di Vicofertile produrrà 80 alimenti a rotazione che saranno in grado di soddisfare l’80-85% dei prodotti alimentari necessari a soddisfare una dieta equilibrata
 
Negli agrivillaggi verrà promossa una dieta molto più salutare rispetto a quella convenzionale: la dieta dell’agrivillaggio, studiata in collaborazione con l’Università di Parma, composta da meno carne e più frutta e verdura di stagione. Questo non significa che gli abitanti saranno obbligati a seguire questa dieta; essi, tuttavia, saranno incentivati a farlo: 1) perché alcuni alimenti non saranno reperibili all’interno dell’agrivillaggio; 2) perché gli alimenti esterni e non di stagione costeranno molto di più rispetto alla merce prodotta nell’agrivillaggio. L’azienda agricola nell’agrivillaggio di Vicofertile produrrà 80 alimenti a rotazione che saranno in grado di soddisfare l’80-85% dei prodotti alimentari necessari per condurre una dieta equilibrata.
 
 
L’approvvigionamento esterno: ‘la rete di agrivillaggi’
 
Ovviamente, alcuni beni alimentari non saranno producibili all’interno dell’agrivillaggio e, per quanto la dieta degli abitanti possa essere salutare e privilegiare i prodotti locali e di stagione, una percentuale minima di prodotti dovrà essere acquistata all’esterno. Nel momento in cui questo nuovo modello agricolo sarà abbastanza diffuso e ci saranno diversi agrivillaggi in tutti Italia, sarà possibile creare una ‘rete di scambi:’ ad esempio, si potrebbe ottenere l’olio di oliva da un agrivillaggio localizzato nel Salento, le arance da un agrivillaggio del Cilento etc… Prima che ciò possa essere realizzato, i primi agrivillaggi procederanno all’acquisto per un quantitativo strettamente necessario di tali prodotti (per altri prodotti, ovviamente, le persone potranno approvvigionarsi nei vicini centri urbani). Va comunque inteso che l’obiettivo è quello di promuovere uno stile alimentare basato sul consumo di prodotti di stagione e a km zero. 
 
 
Verso una rete di agrivillaggi? - Fonte: LTEconomy elaborazione su Google Earth
 
 
I costi alimentari e la spesa nell’agrivillaggio
 
Negli agrivillaggi il costo degli alimenti verrà drasticamente ridotto principalmente attraverso due fattori:
 
1) Si consumeranno prevalentemente alimenti prodotti in loco. In questo modo il prezzo degli alimenti non verrà aggravato dai costi di trasporto.
2) Le persone potranno raccogliere da se, individualmente o collettivamente (nel corso di apposito eventi) la frutta e la verdura. In questo modo il costo della raccolta, che incide per il 50% sul prezzo dei prodotti alimentari, verrà eliminato.
 
La spesa nell’agrivillaggio potrà essere effettuata in tre modi:
 
1) Nel negozio dell’agrivillaggio. Il negozio sarà ovviamente raggiungibile a piedi, e in esso sarà possibile acquistare tutti gli alimenti prodotti internamente.
2) Direttamente nei campi. Dal negozio sarà possibile accedere direttamente ai campi; un’applicazione sul telefonino ci informerà sul dove raccogliere direttamente la frutta e gli ortaggi.
3) Su ordinazione, online. Per chi non avrà tempo di raccogliere da se frutta e verdura o di andare al negozio, la spesa potrà essere fatta online con consegna a domicilio.
 
 
Modalità di spesa nell’agrivillaggio – Fonte: LTEconomy elaborazione. Fonti delle immagini:
(http://www1.adnkronos.com/)
 
 
L’agricoltura ‘on demand’
 
L’agricoltura di vicinato o a km zero rappresentano sicuramento un modello agricolo molto più sostenibile rispetto all’agricoltura convenzionale. Ma per ridurre ancora di più l’impatto ambientale occorre andare oltre. Occorre creare quella che Giovanni Leoni definisce ‘agricoltura on demand.’
 
Oggi la produzione agroalimentare nei Paesi avanzati ‘eccede’ di gran lunga i fabbisogni della popolazione
e lo ‘spreco’ di cibo ha raggiunto livelli esagerati.
 
Essa è un’evoluzione dell’agricoltura a km-zero. L’obiettivo è quello di ridurre il gap tra quanto si produce e quanto si consuma. Oggi la produzione (o meglio l’offerta) agroalimentare nei Paesi avanzati eccede di gran lunga i fabbisogni della popolazione e lo ‘spreco’ di cibo ha raggiunto livelli esagerati. L’agricoltura che rispetta l’effettiva domanda è molto più efficiente dell’attuale modello (in quanto si produce di meno e si spende meno per produrre), ha un impatto ambientale molto più basso e contribuisce in modo determinante alla riduzione dei rifiuti e della fame nel mondo. 
 
 
L’Agrivillaggio: un villaggio con una ‘bassa Impronta Ecologica’
 
L’umanità assorbe risorse e produce rifiuti. Tramite questa attività gli uomini generano una sorta di pressione sul pianete. L’Impronta Ecologica (Ecological Footprint) è la misura che ci permette di misurare la pressione degli uomini sul pianeta. Quando il Global Footprint Network dice che l’umanità usa l’equivalente di un pianeta grande una volta e mezzo la Terra per svolgere le proprie attività (sostanzialmente per rifornirsi di risorse e per far assorbire i rifiuti), vuol dire che l’uomo sta chiedendo alla Terra più risorse di quando essa sia in grado di “rigenerare annualmente”(L’impronta ecologica è superiore alla biocapacità della Terra). Questo significa che anno dopo anno la ricchezza di risorse sulla terra si riduce.
 
Più precisamente l’impronta ecologica misura la quantità di terreno, in termini di ettari globali (global hectares – gha), necessaria a sostenere i livelli di consumo di un individuo o un gruppo di individui. I consumi umani, infatti, comportano l’utilizzo di terreni (sottratti alla natura) per coltivare, edificare abitazioni e infrastrutture, per estrarre materie prime e per smaltire i rifiuti. Sommando i terreni necessari a tutti questi tipi di attività si misura l’impronta ecologica pro capite di una determinata popolazione. Essa può essere calcolata a livello globale (secondo le ultime elaborazioni del Global Footprint Network è pari a 2,8 etterai per abitanti, contro una biocapacità della Terra pari a 1,5 ettari pro capite), a livello nazionale e a livello locale.
 
L’Agrivillaggio è un quartiere ‘moderno’ che permette di minimizzare l’impronta ecologica in tutti gli aspetti in cui la vita dell’uomo impatta sulla natura: dalla produzione agricola (in cui gli input industriali e il trasporto sono ridotti al minimo), alle abitazioni modulari ed efficienti, alla produzione di energia e alla generazione e allo smaltimento dei rifiuti, tutto curato nei minimi dettagli  in modo da creare un ciclo economico quasi completamente chiuso, senza sprechi e inefficienze.
 
Molto interessanti sono gli studi fatti dalla Facoltà di Ingegneria dell’Informazione del Politecnico di Milano sulla creazione di un sistema energetico che riducesse al minimo l’impronta ecologica dell’Agrivillaggio. Si è optato per la creazione di una 'mini centrale ibrida' basata esclusivamente sull'utilizzo di fonti rinnovabili ma che resta attaccata alla rete nazionale. Essa si basa sulla creazione di tre 'bus' energetici:1) il bus elettrico (per la creazione e distribuzione dell'energia elettrica); 2) il bus idrico (per la fornitura di acqua agli utenti); 3) il bus termico (per la fornitura di calore agli utenti). 
 
Maggiori informazioni sullo studio sono disponibili nella versione PDF del Case Study.
 
 
 
I ‘servizi di base’ nell’Agrivillaggio
 
La rete
 
Una struttura come l’agrivillaggio non sarebbe stata possibile senza l’avvento della rete-web. La rete permette di usufruire di molti servizi che prima erano inconcepibili senza la vicinanza fisica (didattica, lavoro, corsi, comunicazione etc…). La rete rafforza tutti i servizi offerti nell’agrivillaggio.
 
 
La scuola
 
Negli agrivillaggi è prevista la presenza di una scuola per l’infanzia, e di una scuola elementare parenterale. Saranno strutture piccole ed efficienti, caratterizzate da costi nettamente più bassi rispetto a quelli delle normali scuole pubbliche. Nei primi anni della loro vita i bambini avranno a tutti gli effetti un’istruzione equiparabile a (se non migliore di) quella offerta nelle altre scuole. L’insegnamento dell’inglese e dell’informatica avranno un ruolo di primaria importanza. Analoga importanza verrà data al rapporto con la natura e con la terra.  Le persone che vivranno e cresceranno nell’agrivillaggio avranno tutte le basi, le opportunità e le potenzialità per svilupparsi all’interno della società più ampia. Allo stesso tempo, fin da piccoli non perderanno il contatto con la natura, fattore essenziale per il pieno sviluppo delle nostre capacità.
 
 
Il servizio medico
 
Nell’agrivillaggio è prevista la presenza di un presidio medico. Ma sarà praticata prevalentemente una medicina di ‘prevenzione,’ piuttosto che di cura. L’obiettivo non sarà quello di curare la persona malata, ma fare in modo che essa si ammali il meno possibile. Nell’agrivillaggio il concetto di prevenzione (anziché di cura) della malattia diviene qualcosa di concreto, tramite un’alimentazione di qualità, maggiore movimento, e, nel complesso, uno stile di vita migliore. Per quanto riguarda il movimento, in particolare, l’accesso ai servizi di base presenti nell’agrivillaggio prevederà un percorso giornaliero di almeno 2,5 km, ossia il percorso ottimale per la preservazione della salute.
 
 
Gli spazi comuni e l’agriturismo
 
Negli agrivillaggi ci saranno alcuni posti (cucine, lavanderie, spazi per eventi etc…) che potranno essere noleggiati all’occorrenza dagli abitanti. L’esistenza di un agriturismo all’interno della struttura rappresenta un elemento di estrema importanza. Oltre a svolgere la sua originaria funzione di accoglienza per i turisti che vogliono visitare l’agrivillaggio, o semplicemente che vogliono trovare una sistemazione temporanea, l’agriturismo svolgerà anche la funzione di punto di accoglienza a basso costo per i parenti e gli amici degli abitanti. Infatti le case saranno costruite su misura, in base alla dimensione della famiglia. Quando arriverà un certo numero di ospiti sarà possibile sistemarli nell’agriturismo.
 
 
 
Agriturismo Leoni – Fonte: Azienda agricola Leoni
 
Qui di seguito i principali servizi offerti nell’Agrivillaggio:
  • Servizi per l’infanzia e la terza età.
  • Agriturismo.
  • Car e Bike sharing.
  •  Farmer market.
  • Ristorante.
  • Sala convegni.
  • Fattoria didattica.
  • Officina multiuso
 
Vivere nell’Agrivillaggio
 
Il lavoro
 
La piena sostenibilità sociale ed economica dell’agrivillaggio è garantita attraverso un nuovo modo ‘più libero’ di gestire il lavoro. Oggi, soprattutto, i giovani stanno vivendo le conseguenze di un modello errato di concepire il lavoro e l’economia, un modello basato sulla massimizzazione della produttività, sullo sfruttamento e sulla precarietà, un modello che ‘toglie il tempo ma non da denaro.’ Nell’agrivillaggio il lavoro è concepito in modo diverso:
 
1) Non si vivrà più in funzione del lavoro: l’agrivillaggio abbasserà di gran lunga i costi della vita; molti servizi saranno offerti dalla comunità stessa e tramite il ricorso alla banca del tempo.[1] Non sarà più necessario lavorare 12 ore al giorno per garantirsi lo stipendio necessario alla sopravvivenza; il lavoro diventerà un ‘attività piacevole, non un obbligo.
2) Nell’agrivillaggio si creeranno opportunità di lavoro: verranno create opportunità di lavoro, specie nelle forme legate alla coltivazione della terra. Le attività educative incentrate su una nuova agricoltura sostenibile, basate sull’esplorazione del territorio e delle sue tradizioni alimentari, contribuiranno a creare occasioni di lavoro qualificato all’interno dell’azienda agricola.
3) Sarà possibile continuare a svolgere la propria professione: gli abitanti dell’agrivillaggio potranno tranquillamente continuare a lavorare in città (vista la vicinanza del complesso al centro della città) o utilizzare il telelavoro.
4) Presenza di ammortizzatori sociali ‘reali:’ chi sarà in cerca di occupazione avrà la possibilità di svolgere lavori utili alla vita quotidiana e al bene comune (cura dei bambini e degli anziani, scambio di servizi utilizzando la ‘banca del tempo’, autocoltivazione del proprio cibo etc….) che gli offriranno la possibilità di vivere e di partecipare alla vita della comunità, portando il proprio contributo originale.
 
 
La comunità
 
Oggi nei centri urbani l’individualismo sta prendendo il sopravvento sulla condivisione. Il recupero del senso di comunità nell’agrivillaggio avviene in diversi modi:
 
1) Condivisione di e partecipazione ad eventi: lo stile di vita dell’agrivillaggio offrirà maggiori possibilità alle persone di condividere gli eventi con gli altri abitanti. Allo stesso tempo nell’agrivillaggio verranno organizzati eventi periodici legati alla natura e alla cultura.
2) Ci sarà una spinta a condividere i propri talenti in modo da creare una cultura a 360°: oggi viviamo in un mondo iperspecializzato, dove anche la risoluzione dei problemi più semplici richiede l’intervento di soggetti esterni. La banca del tempo e il learning by doing permetteranno agli abitanti dell’agrivillaggio di costruire una cultura a 360° e diventare gradualmente sempre più autonomi.
3) Recupero delle fasce più deboli: oggi chi è povero, senza lavoro, anziano o ammalato è estromesso dal sistema. Nella comunità dell’agrivillaggio ciascuno potrà condividere i suoi talenti, le sue capacità, le sue competenze e i suoi progetti.
 
 
Le prospettive future dell’Agrivillaggio di Vicofertile
 
Giovanni Leoni è un imprenditore agricolo di esperienze e dotato di un’enorme spinta innovatrice. Nel corso degli ultimi 15 anni è riuscito a mettere insieme un network di professionalità diversificate in grado di dare ognuna un apporto specializzato a un progetto la cui realizzazione può avere un impatto di grande rilievo per lo sviluppo dell’Italia e dell’intero pianeta. Il progetto dell’Agrivillaggio di Vicofertile ha usufruito del contributo di diverse Università e delle collaborazione continuativa che Giovanni Leoni ha con il Movimento per la Decrescita Felice. La realizzazione effettiva del progetto richiede ancora del rilascio di alcuni permessi per l’insediamento delle unità abitative. Nel frattempo, Giovanni sta vagliando anche altri posti potenziali dove insediare un agrivillaggio.

 

ENDNOTE

[1] Nell’agrivillaggio verrà istituita la banca del tempo. Le persone potranno offrire le proprie ore di lavoro alla comunità in modo da potere ricevere in cambio i servizi offerti dalle altre persone tramite la stessa banca del tempo.


Questa è una versione semplificata del caso studio. La versione completa  è disponibile in versione PDF, ricca di informazioni e di immagini inerenti l’azienda.

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